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Nazione / Giorno / Carlino

La cantina? Non c’è. O almeno: non la vedi, quando sfili da Venturina lungo l’interno verso quella terra promessa del vino che è Suvereto, Val di Cornia, già patria del miglior carciofo violetto, già immenso frutteto, già (nel passato remoto) miniera degli Etruschi. Già cucina di sapori forti, e patria di gente vera. Le viti c’erano da sempre, e cresceva il sapere di cantina: Tua Rita, che imbottiglia il leggendario Redigaffi, è in questa zona. Poi arrivarono i bresciani, e fu l’epoca delle Grandi cantine: la firma d’artista su Petra dei Moretti, ideata da Mario Botta. E ora Rubbia al Colle, a Poggetto alle Pulledre. La cantina che non c’è.

Dieci milioni di euro e tre anni di lavori. Una collina svuotata e riempita senza buttar via un sasso, un metro cubo di terra. Là dentro, un ambiente ’dove il vino diventa paesaggio, c’è il cielo e le pianure e le colline, la percezione di un vero e proprio universo”, spiega con orgoglio Francesco Iacono, general manager dell’Arcipelago Muratori. Proprio così: Rubbia al Colle è una delle “isole” vinicole dei Fratelli Muratori, casa madre a Villa Crespia, in Franciacorta, per lo spumante, isole “calde” in Campania (Oppida Aminea nel beneventano e Giardini Arimei a Ischia), e “isola dei rossi” a Suvereto, costa degli Etruschi. Massimo Pagliari, l’architetto che l’ha progettata, ricorda il mito della caverna di Platone per spiegare il guscio di lame verticali che dà vita a questo bell’esempio di architettura ipogea. Diecimila metri quadri su due piani, l’immensa sala della barricaia (mille barriques che potranno diventare duemila, per affinare 500-600mila bottiglie di vino) che vista dai finestroni su in alto pare la grotta dell’esercito di terracotta a Xian.

Terracotta, già. Non poteva mancare,ed è un’assoluta novità: il barricoccio, barrique di cotto dall’interno vetrificato realizzata all’Impruneta dalla fornace Masini per affinare il Sangiovese. Una delle chicche di questa cantina che funziona tutta a tecnologie semplicissime ma senza stress per le uve, già dalla vendemmia, realizzata con sistemi innovativi, tra macchine e casse di trasporto.
A inaugurare la cantina, un pranzo cucinato da Gianfranco Vissani e un concerto dei Pooh, Gianni Rivera al tavolo d’onore. Non si è bresciani per caso, gli amici sono sacri. Bruno Muratori non fa mistero: ’Il nostro core business resta il tessile, dove abbiamo resistito alla strage, e per questo siamo ancora più forti. Ora vogliamo posizionare al meglio il vino. E la Toscana è il nostro punto di svolta”.

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