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8 domande a Oscar Farinetti ... “Ecco il Salone del Gusto, è qui la civiltà del cibo”...
Mai come in questi giorni, la cronaca, presentandoci casi di truffe e frodi alimentari, ci mette davanti agli occhi l’importanza di una nuova cultura dell’alimentazione.

“Il nostro è un mondo strano. È un mondo in cui accade che banche e banchieri guadagnano più soldi di chi crea prodotti. In cui le camere d’albergo sono più belle e confortevoli delle stanze d’ospedale, spesso davvero modeste. Ed in cui ognuno di noi, mentre di fronte al prezzo della benzina o alle decine di euro che deve spendere per un parcheggio non fa una piega, al contrario va su tutte le furie di fronte all’ortolano che gli annuncia che una zucchina costa qualche centesimo al chilo in più. Uno studio pubblicato di recente dice che noi italiani investiamo poco meno del 25% della nostra capacità di spesa in cibo. Non è assurdo? Non sarebbe meglio risparmiare su altri beni di consumo che, in fin dei conti, sono superflui? Occorre un cambiamento radicale di mentalità. Per questo ben vengano manifestazioni come il ‘Salone del Gusto’, inaugurato ieri al Lingotto di Torino”.

In che modo la grande kermesse torinese è un contributo alla creazione di una nuova cultura dell’alimentazione?

“Il Salone del Gusto è un mercato del cibo, un luogo d’incontro e aggregazione dove si praticano l’economia e lo scambio all’insegna della cultura gastronomica e della consapevolezza etica e sociale. Ma è anche un modello di mercato, che mette in scena per cinque giorni le forze positive del cibo buono, pulito e giusto. Il ‘Salone del Gusto’ non è una fiera, anche se ne ha tutte le caratteristiche, ma un grande laboratorio di idee
e progetti. Ben il 48% dello spazio del Salone è occupato da eventi didattici”.

Quali le novità più significative dell’edizione 2009?

“L’evento clou di questa settima edizione del ‘Salone del Gusto’ è certo ‘Terra Madre’, l’evento all’interno dell’evento frutto della genialità di Carlo Petrini, il fondatore di Slow Food, che ha pensato di radunare a Torino oltre 5000 contadini, un ‘esercito’ buono, forte della sua identità, fiero della sua tradizione, orgoglioso della sua vita bucolica. Una sfida a questo nostro mondo, e soprattutto al nostro mondo occidentale, in cui, curiosamente, accade che i ricchi siano tristi, perché all’improvviso, con le bufere che scuotono i mercati finanziari, si scoprono un po’ più poveri, e i poveri, al contrario, siano un po’ più felici, perché si accorgono che per loro, le cose stanno cambiando”.

“Una cosa da non perdere dell’edizione di quest’anno di ‘Terra Madre’?

“La cosa imperdibile, e che suggerisco a tutti di scoprire, è la tenerezza. La tenerezza dei tanti piccoli produttori presenti al Salone che nei loro prodotti ci mettono l’anima, ci mettono tutta la loro tenacia, tutta la loro voglia di affermare una cultura antica, ed il loro desiderio di raccontare il territorio di cui son figli. In quello che producono, questi piccoli grandi artigiani del gusto mettono tutto loro stessi, compresa quella loro fatica che, non di rado, ahinoi, è frutto di una burocrazia ottusa che rende loro la vita difficile. La scoperta che si può fare, che so, assaggiando una fetta di culatello di Zibello Dop, è che mentre l’assapori, ci senti tutta la Bellezza e la poesia della terra dove nasce, ci senti la nebbia...”.

Il messaggio che lancia il Salone del Gusto 2009?

“Carlin Petrini, ieri, all’inaugurazione ha detto che nelle campagne ‘sta per nascere la terza rivoluzione industriale, quella della sostenibilità e delle energie pulite’ e che ‘la classe contadina dopo la crisi planetaria tornerà ad essere uno dei fulcri dell’economia globale’. Nelle campagne c’è chi risolleverà l’economia malata e ci riporterà alla concretezza”.

“Molti consumatori, in questi mesi, sono alle prese con la difficoltà di far quadrare i conti. Cibo di qualità, però, spesso, è sinonimo di costoso...

“Ricorrendo a uno slogan caro a Slow Food, il cibo ‘buono, pulito e giusto’, non fa spendere di più. Certo, occorre imparare a fare la spesa. Si deve ritornare a dedicare del tempo alla cucina e alla tavola. In questo modo ci si può sorprendere nello scoprire che un’insalata russa, costosa se comprata in una gastronomia, se fatta in casa, può essere alla portata di tutte le tasche”.

Gusto per tutti, non è un’utopia quindi?

“Il Salone del Gusto dice che il cibo buono, pulito, giusto non è una velleità da visionari. È un abito che chiunque può indossare quotidianamente: risparmiando, guadagnandone in salute e nel portafoglio. Se solo si tornasse ad acquistare i prodotti di stagione e del territorio...”.

A Con quale vino brinderà al Salone del Gusto e a Terra Madre?

“Con il Barolo! Lo amo perché è sexy e intrigante, autorevole ma allo stesso tempo informale, onesto ma furbo, severo ma ironico. Grande con un piatto di selvaggina, ma perché no, anche con un buon panino!”.

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