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Bollicine col botto. Il vino made in Italy sfida la grande crisi ... Brutte notizie della vigilia (riassumibili nel calo dell’export 2008, soprattutto negli ultimi mesi) si compensano con i segnali positivi che arrivano dalle analisi di mercato che pioveranno come un diluvio sul 43° Vinitaly (2-6 aprile, Verona), sempre pi grande, sempre più monstre. “Sul mercato interno, le ricerche evidenziano come gli italiani siano pi sensibili alla qualità più che alla quantità sottolinea il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani . Cresce la propensione all’acquisto di vini doc e docg anche nella distribuzione organizzata, con una crescita sensibile nella fascia superiore ai 5 euro. A differenza di quanto immaginato, poi, quello italiano non è un mercato maturo. C’è ancora curiosità e voglia di conoscere”. Cala invece il consumo divino nei ristoranti e nei winebar, più per effetto delle misure contro l’abuso di alcol che per la crisi economica. Sul fronte export (nel 2008 -7% in volume che sale 10% sui mercati Ue) tutti sono alla caccia di nuove opportunità, di nuovi mercati.
Dalle prime anticipazioni, ad esempio, in una prospettiva di breve-medio termine (fino a 5 anni) emerge che Cina, Messico, Brasile, Germania e Regno Unito sono i Paesi più promettenti per i vini basic, con Germania e Brasile interessanti anche nella fascia “popular premium” assieme a Norvegia, Canada e Paesi Bassi. “Questo può aiutare le aziende export-oriented continua Mantovani a riflettere sul fatto che molti mercati sono interessanti, ma che non tutti sono uguali”.
Dall’osservatorio di Vinitaly emerge che la Russia è fra le realtà pi interessanti nella fascia “premium” dopo Hong Kong, India, Singapore e Stati Uniti dove è alta l’attenzione anche per i “super premium”, come pure in Russia, ad Hong Kong, in Cina e Svizzera. Insomma valigia pronta e tutti in giro per il mondo a vendere vino.
In prima fila i privati ma anche le cantine cooperative. Che le classifiche di Mediobanca mettono ai primi posti tra le imprese vitivinicole. Tra i primi 5 colossi, ci sono 4 coop: Giv, Caviro, Cavit e Mezzocorona, le ultime 3 aderenti a Fedagri-Confcooperative. “Non solo rappresentiamo il 35% di tutto il giro d’affari del vino italiano dice Paolo Bruni,presidente Fedagri ma le nostre cantine hanno visto crescere nell’ultimo decennio la propensione all’export: nel 2006 l’incidenza delle coop sul fatturato estero dell’industria vitivinicola è stata del 15%”. Grandi speranze dal compatto spumanti. Le bollicine italiane crescono all’estero in valore (+22%) e in quantità (+ 16%) e rappresentano circa la metà di tutto l’export (1,5 miliardi).

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