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Nazione / Giorno / Carlino

In un epistolario la ricetta del vino perfetto ... “Il vino riceve dal Sangioveto la dose principale del suo profumo (a cui io miro particolarmente) e una certa vigoria di sensazione; dal Canajolo l’amabilità che tempera la durezza del primo, senza togliergli nulla del suo profumo essendone pur esso dotato; la Malvagia, della quale si potrebbe fare a meno nei vini destinati all’invecchiamento, tende a diluire il prodotto delle prime due uve, ne accresce il sapore e lo rende più leggero e più prontamente adopcrabile all’uso della tavola quotidiana”. Nacque così il moderno Chianti Classico, come si evince in questa famosa lettera che il barone Bettino Ricasoli scrisse al medico Cesare Studiati il 26
settembre del 1862. La lettera è contenuta nel volume “Alla ricerca del vino perfetto: il Chianti del Barone di Brolio. Ricasoli e il Risorgimento vitivinicolo italiano” scritto da Zeffiro Ciuffoletti, grazie alla volontà di Francesco Ricasoli e pubblicato da Olschki editore. Presentato ieri all’Accademia dei Georgofili dall’autore stesso, da Amedeo Alpi, professore dell’Università degli Studi di Pisa, da Daniele Cernilli, direttore del “Gambero Rosso”, dall’enologo Giacomo Tachis e da Francesco Ricasoli, il libro contiene sessantadue lettere, in gran parte inedite - finora custodite all’archivio di Stato di Firenze e nell’archivio privato Studiati-Berni - che si scambiarono il barone Ricasoli e il medico dell’Università di Pisa Cesare Studiati per trovare
la ‘ricetta’ del vino perfetto. Ricasoli, infatti, da quando stabilì la sua residenza a Brolio, nel Chianti senese, nel 1840, iniziò una serie di ricerche scientifiche che lo condussero a cambiare per sempre la storia della vitivinicoltura italiana, di fatto inventando il Chianti moderno. Tutto questo emerge chiaramente dal libro di Ciuffoletti che ha sottolineato come sia “impressionante la modernità del barone Ricasoli in questa sua ansia spasmodica della ricerca del vino perfetto, a cui dedicò anni di sperimentazioni e ricerche”. Il volume, però, offre anche un interessante spaccato della vita politica e sociale di quegli anni, senza dimenticare mai i problemi dell’agricoltura e del progresso economico italiani.

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