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Nazione / Giorno / Carlino

Le famiglie tirano la cinghia. Il 40% risparmia sulla tavola ... Gli agricoltori: “Aiutateci, i prezzi calano solo per noi”... C’è la crisi e le famiglie italiane hanno tirato la cinghia in senso letterale. Quattro famiglie italiane su dieci hanno tagliato la spesa alimentare, il 60% ha cambiato il menù abituale. Il 35% ha reagito acquistando prodotti di qualità inferiore. Il quadro è stato dipinto dalla Confederazione italiana agricoltori (Cia) sulla base dei dati statistici di Istat e Ismea. Se le famiglie soffrono non va meglio per gli agricoltori. Il peggioramento delle abitudini alimentari ha innescato una spirale di diminuzione dei prezzi. Ora le imprese agricole si sentono accerchiate. “Con gli ultimi provvedimenti governativi vengono prelevati dalle tasche degli agricoltori (sono state cancellate alcune agevolazioni previdenziali, ndr) oltre 550 milioni di euro l’anno. Un taglio netto che rischia di provocare pesanti contraccolpi”, ha detto il presidente della Cia, Giuseppe Politi, reclamando a gran voce “una nuova politica agraria”. Politi ha ricordato che “Berlusconi si è impegnato solennemente in più occasioni a trovare le risorse necessarie. Ma la promessa per ora è rimasta tale”. Quindi l’affondo: “Molti settori, il manifattunero soprattutto, hanno avuto sostegno dai provvedimenti anticrisi. Per l’agricoltura, invece, non c’è stato nulla”. Il quadro politico è solo una faccia della medaglia. L’altra parla delle difficoltà delle famiglie nel mettere insieme il pranzo con la cena. Lo scorso anno ogni famiglia per mangiare ha speso, in media, 475 euro al mese, circa 9 euro in più di quanto sborsato nel 2007. Nello stesso periodo, però, i rincari hanno superato il 5,5%. Alle famiglie, per fare tornare i conti, non è rimasto che ridurre i consumi, o peggiorare la qualità. Nel 40% dei casi il taglio si è manifestato sulla carne, in particolare quella bovina. Nel 38% dei casi la riduzione ha toccato pane e pesce. Nel 36% l’olio d’oliva e i formaggi. Nel 35% il vino e le bevande. Da un punto di vista geografico il colpo di forbice ai consumi si è manifestato per il 35% delle famiglie del Nord, per il 38% di quelle del centro e per il 47% di quelle del Sud. Come reagire a una situazione che penalizza sia le famiglie, sia gli agricoltori?. La ricetta suggerita dalla Cia è quella di accorciare la filiera distributiva. “Non è giusto - è stato spiegato - che il prezzo dal produttore al consumatore in molti casi aumenti di oltre 20 volte”. Cosi è accaduto che negli ultimi mesi i prezzi alla produzione soprattutto di frutta, pane e verdura si siano ridotti di circa il 16%, “ma negli scaffali sono ancora troppo cari”. Una controprova della filiera troppo lunga viene dall’esperimento lanciato dalla Cia qualche anno fa: la spesa in campagna. Risultato? A parità di qualità si risparmia sempre tra il 30 e il 40%.

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