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Vigneti ... Dai bot alle botti. I nuovi investimenti... Toscana e Piemonte, prezzi alle stelle ma resa sicura... In attesa dell’annunciata ripresa economica, che fare per mettere al sicuro i propri risparmi, accumulati con anni di fatiche? Se si ha una certa liquidità e si intende percorrere la via dell’investimento, esiste un segmento di mercato che non sembra risentire troppo della crisi ed è quello dell’enologia immobiliare: il “wine real estate”. Si tratta di un tipo di mercato molto sviluppato in paesi come California, Argentina, Francia, Portogallo e Spagna e consiste nell’acquistare tenute che hanno nelle vicinanze un numero più o meno rilevante di ettari di vigneti. Da qualche anno il wine real estate sta prendendo piede anche in Italia: Piemonte, Toscana, Umbria, Sicilia. L’offerta in questo particolare asset immobiliare è quanto mai variegata. A guardare i prezzi raggiunti dai migliori vitigni italiani il settore non sembra assolutamente in difficoltà. In Piemonte, per esempio, nel terroir del Barolo si può raggiungere il mezzo milione di euro per ettaro, in Toscana, nella zona di Montalcino il prezzo medio è tra i 250 e i 300 mila euro ad ettaro. Ma esistono anche zone con prezzi più accessibili: nella zona del Roero i prezzi oscillano tra i 35 e 50 mila euro all’ettaro, perché il territorio è più ricco di boschi. Prezzi a parte, chi ha deciso di investire nel wine real estate deve capire prima di tutto su quale regione puntare. Infatti quando si decide di scommettere su un tipo di investimento così complesso, non basta essere attratti dalla location ma bisogna capire se esistono gli elementi vincenti. Uno di questi è la qualità della terra. Meglio puntare su terre meno rinomate, il top è quello di riuscire ad abbinare la qualità del vino con l’attrazione turistica. Tra le regioni di punta in questo senso la Maremma, l’Alto Adige e il Sud d’Italia: il Vulture in Basilicata o la zona dell’Aglianico in Irpinia. Ma occorre anche tenere in considerazione la dimensione dei vigneti e le strumentazioni presenti. Non esiste un budget di partenza, ognuno può decidere con quanti ettari iniziare, ma non esistono aziende vinicole con meno di 20-30 ettari (un ettaro corrisponde a 10 mila metri quadrati). Una quantità di vigneti inferiore rappresenterebbe un rischio sul rendimento troppo alto. Da non sottovalutare anche l’aspetto tecnologico.

Si va sempre di più verso la meccanizzazione e quindi risulta fondamentale attrezzare la tenuta con strumenti all’avanguardia: serbatoi in acciaio, vendemmiatrici meccaniche, irrigazione a goccia nelle zone più secche. Dal wine real estate inoltre non si possono pretendere ritorni immediati. I tempi di patrimonializzazione si aggirano sui dieci anni ma se ben gestito il ritorno sul capitale investito va dal 10 al 35 per cento. Non solo, ma nel periodo 2001-2008 (i dati del 2009 non sono ancora pervenuti) la rivalutazione media dei terreni è stata superiore a qualsiasi indice di borsa italiano ed estero. Secondo stime dell’Istituto nazionale di economia agraria si è registrato un più 70 per cento per i vigneti di Montalcino, più 160 per cento per i vigneti Doc dei Castelli Romani, più 125 per cento la zona del Vermentino di Gallura fino ad arrivare a una valutazione di 250 mila euro per ettaro vitato in Franciacorta.

Terenzio Medri, Presidente nazionale Ais - Associazione italiana sommelier

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