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Nazione / Giorno / Carlino

Il vino italiano miete successi ma quanta fatica per i produttori ... Egregio Direttore, mentre il 2009 è stato l’anno nero per l’export del Made in Italy (-20%, fonte Istat), il vino ha invece raggiunto il massimo di sempre con una crescita in volume che non si discosta molto dal 10% pur con una perdita in valore del 6%. Un successo? Assolutamente sì, anche se non c’è da esultare perché raggiunto con duri sacrifici compiuti dalle cantine che hanno abbassato i prezzi di vendita a costo di azzerare i profitti e dai produttori che, non volendo abbassare i prezzi, hanno invece accettato di vendere sfuso agli imbottigliatori il vino eccedente a prezzi di liquidazione. Il sistema del vino italiano ha tenuto bene mettendo in luce i suoi valori di comparto sano, articolato e legato da forte complementarietà. Le prospettive dell’export del vino italiano per il 2010 sono rosee. L’indebolimento dell’euro dà fiato alle esportazioni nei paesi extra-europei. L’obiettivo di esportare nell’anno corrente almeno 2,5 milioni di ettolitri in più del 2009 è alla portata. Il sostegno previsto dalla Comunità europea, inteso ad indennizzare la pratica del diradamento, se saggiamente guidato dalle cantine cooperative del Sud e del Centro e fatto eseguire correttamente dai soci viticoltori, contribuirebbe a mantenere bassa la produzione consentendo di riequilibrare offerta e domanda. Si arriverebbe così alla vendemmia 2010 con la prospettiva di una remunerazione ai conferenti-venditori di uva che pareggi almeno il costo di produzione.

Angelo Gaja, produttore di vino Barbaresco

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