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Nazione / Giorno / Carlino

I segreti del vino della Messa ... Moscato, Malvasia e Marsala. Con le radici nella storia... “Vinum debet esse naturale de gemine vite et non corruptum”. Così cita il canone 924 del Codice di Diritto Canonico: il vino usato durante la Messa deve essere naturale, frutto della vite e non alterato. Insomma il calice di vin santo, così chiamato da “xsantos”, termine relativo a un nettare greco, non può mancare né essere sostituito con acqua o altre bevande. Ma che cosa finisce davvero nelle ampolline delle chiese di oggi? Vino rosso o bianco? A dire il vero il Diritto Canonico non disquisisce sul colore del vino né impone determinate tipologie di vitigni. Anticamente il vino da Messa era rosso, per ricordare il Sangue di Cristo al quale di richiama la liturgia. Poi dopo il primo Sinodo di Milano del 1565 si passò all’uso preferenziale del bianco, in quanto macchia in modo meno evidente. La produzione del vino da Messa segue due filiere: la prima è legata a vigneti e cantine gestiti da ordini religiosi; la seconda fa capo a produttori laici. In quest’ultimo caso il vino, per comparire nelle celebrazioni eucaristiche, deve essere stato preventivamente autorizzato dalle autorità religiose e sottostare ai dettami del Diritto Canonico. Tra i produttori più noti le monache dell’ordine delle Figlie di San Giuseppe, che operano da più di novant’anni nel loro monastero a Santo Stefano Belbo, nel cuore delle Langhe. Producono uno speciale Moscato da Messa, che è sostanzialmente un Moscato d’Asti a tappo raso, dai profumi delicati di fiori e lavanda e dal sapore dolce e fresco. Ma come ogni Moscato d’Asti, che dà il meglio di sé in periodi vicini alla vendemmia, anche per quello delle suore basta qualche mese per vederne modificate le caratteristiche con la perdita della freschezza e un sapore che tende allo stucchevole. Un altro che al vino da Messa ha dedicato tempo ed energie è Roberto Bava, di Cocconato d’Asti. Realizza il Malvaxia Schieranum, con tanto di etichetta in latino, autorizzazione del vicario foraneo e timbro della Curia di Casale Monferrato, e l’Alleluja, un Moscato liquoroso, di colore giallo dorato e un accattivante profumo di fiori di gaggia. Altra chicca è la produzione della casa vinicola di Carlo Pellegrino a Marsala: il suo vino da Messa è liquoroso, denso, a elevata gradazione. Propone sia il bianco che il rosso. Quest’ultimo è un vero e proprio Marsala Rubino, dal colore rosso intenso, profumi densi di ciliegia sotto spirito, sapore avvolgente, che richiama l’immagine dei vini che, si narra, fossero graditi ai tempi di Gesù, ovunque definiti particolarmente possenti. Oggi i sacerdoti si orientano verso un vino secco, amabile e in qualche caso dolce, più facilmente conservabile anche dopo essere stato stappato, con una gradazione intorno agli 11 gradi. Caratteristiche che mettono in evidenza la “vocazione” dell’Albana di Romagna Docg.

Terenzio Medri, Presidente nazionale Ais - Associazione italiana sommelier

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