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Nazione / Giorno / Carlino

Etichette? La moda è farle strane ... Dopo l’Australia, la tendenza ha contagiato rossi e bianchi italiani... L’etichetta di un vino è essenziale, deve servire per far risaltare la bottiglia in mezzo a molte altre. Per questo oggi si assiste a una sorta di corsa alle etichette più strane, fantasiose e coloratissime. Molti produttori sono convinti che l’etichetta sia simile a un manifesto e quindi oltre alle indicazioni richieste dalla legislazione, la arricchiscono di dati e orpelli in grado di attrarre l’attenzione dei consumatori. Un gran numero di vini dai nomi inusuali sono diventati enormi successi commerciali, un dato di fatto che quasi certamente non farà terminare il torrente continuo di etichette particolari e umoristiche. L’Australia ha rappresentato la testa di ponte di questa nuova tendenza, seguita da numerosi produttori del Nuovo Mondo. In Francia, per contro, le etichette si sono semplificate, diventando molto simili le une alle altre, in genere bianche con sopra solo il nome del produttore e i dati del vino. L’Italia invece si è lasciata contagiare dalla nuova tendenza. Non mancano certo miti e leggende cui fare riferimento. Ne sa qualcosa, ad esempio, l’etichetta Il Baccanale dell’azienda Fattoria La Lecciaia di Montalcino. Il Super Tuscan Igt è un rosso affinato almeno sei mesi in barrique dalle quali acquisisce profumi intensi come intense dovevano essere le feste alle quali fa riferimento, in cui ci si abbandonava al vino e alle licenziosità. Dunque un nome un po’ impegnativo come non facile da portare è il riferimento a re e a regine del passato. È un omaggio al longobardo Berengario, primo re dell’Italia feudale nell’888 e poi imperatore del Sacro Romano Impero un grande rosso, Berengario Igt della Casa vinicola Zonin, un vino caldo ed etereo. A una regina più moderna, a una sovrana del canto, è dedicato il Callas, un Igt bianco. Le sue note floreali di violetta bianca e biancospino, la struttura morbida, ma dagli intensi aromi, ricordano il soprano greco dalla vita tormentata e piena di passione. Gli amanti del pentagramma apprezzeranno invece il Nabucco, un rosso Igt, fermo e di alta qualità. Entrambi questi vini sono prodotti dall’azienda vinicola Monte delle Vigne nel cuore delle colline di Parma. Naturalmente nel novero dei nomi strani non mancano le località paesaggistiche, come il Leucòs, bianco dell’azienda Ronco dei Pini di Prepotto in provincia di Udine, o il Bianco e Rosso della Boemia della Cantina Liedholm di Cuccaro di Monferrato. In realtà, il nome Boemia che compare in etichetta più che alla regione dell’Europa Centrale si riferisce a Villa Boemia, sede dell’azienda, e deriva dal primo proprietario della dimora, un commerciante piemontese di cristalli.

Terenzio Medri

Presidente nazionale Ais, Associazione nazionale sommeliers

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