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Agroalimentare. Da Cibus il “polso” ... Dopo il Vinitaly arriva il Cibus, che chiude il ciclo delle più importanti fiere del settore agroalimentare italiano. Nei quattro giorni della manifestazione, che si terrà a Parma da lunedì 10 a giovedì 13 maggio, saranno presenti circa 2.500 espositori e 50mila visitatori, tra i quali 7mila operatori esteri provenienti da 110 Paesi. Molte le novità, come ad esempio una maggiore attenzione nei confronti dei prodotti dell’agricoltura di qualità italiana. La Piazza dei prodotti Dop e Igp, infatti, ospiterà 62 Consorzi italiani che esporranno i principali prodotti alimentari a denominazione d’origine, e la presentazione della quarta edizione dell’“Atlante italiano - I prodotti agroalimentari Dop, Igp, Stg”, con la prefazione del nuovo ministro alle politiche agricole, Giancarlo Galan. In concomitanza con Cibus, si svolgerà anche Dolce Italia, il quarto Salone del dolciario che, tra gli altri, presenterà, in anteprima assoluta, il Ricciarelli di Siena IGP, l’unico dolce della tradizione senese ed italiana ad aver ottenuto la registrazione comunitaria. Ma con le fiere è anche tempo di bilanci. La grande esposizione di Parma sarà il luogo ideale per misurare il polso alle aziende del settore food, che hanno vissuto lunghi mesi di crisi, sia nei mercati nazionali che internazionali. Anche se i dati dei primi mesi del 2010 sembrano aver misurato un trend positivo sull’export alimentare (segno di una ripresa che potrebbe arrivare), il calo dei consumi interni del 2009 è stato evidente ed ancora preoccupante. Finito anche il Cibus potremmo quindi tracciare un reale quadro economico del settore agroalimentare che rappresenta, è bene ricordarlo a tutti, il secondo settore italiano in termini di fatturato, con i suoi 120 miliardi, di cui 20 di export, e con i suoi 386.000 addetti. Avremo perciò a disposizione molti elementi utili alle imprese per riposizionare sul mercato le produzioni e programmare nuove strategie commerciali adeguate per affrontare le criticità dei mercati. Quello che forse non avremo è la giusta considerazione del sistema politico nazionale.

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