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Nazione / Giorno / Carlino

Cinema & vino, che saporose emozioni ... Arriva in Italia “Bottle Shock”, il film sulla nascita di Napa Valley, il paradiso americano dei vigneti... Il vino, il cinema. A volte ci si ubriaca di film. A volte un vino ci racconta una storia. Il vino scorre, come la pellicola. E quando è buono, col tempo diventa un classico. Come i film. E soprattutto, il vino come il cinema fa volare la commozione, il desiderio, la nostalgia. Negli ultimi anni ci sono stati ottimi, saporosi film sul vino. Come “Sideways” o “Mondovino”. Uno - inedito in Italia - lo si potrà assaporare domani a Firenze. In anteprima italiana, al cinema Odeon viene proiettato “Bottle Shock” di Randall Miller. Un film che racconta l’ascesa dei vini californiani, la grande rivoluzione dell’universo della tavola. A presentarlo, in sala, il protagonista Alan Rickman. Per intendersi, il cattivo di “Trappola di cristallo”, ma anche lo sceriffo di Nottingham del “Robin Hood” con Kevin Costner. O meglio ancora, il professor Severus Piton della saga di “Harry Potter”. “Bottle Shock” racconta gli albori del successo dei vini della Napa Valley, il Chianti americano. Il clima è simile, il sole batte. Il vino viene fuori buono, buonissimo. Talvolta migliore. Jim barrett era un viticoltore dilettante: nel 1976 vinse il primo posto, in una celebre degustazione parigina. Da quel giorno, cambiò per sempre la percezione dei vini americani nel mondo del vino di qualità. Viene da chiedersi se Rickman ami il vino, prima di tutto. “Ad essere onesto, non sono un esperto. Ma lo gusto, lo apprezzo molto. Dopo tutto, un grande esperto mi ha detto, per incoraggiarmi: “Non si preoccupi, non è complicato. Il vino è una via di mezzo tra il succo d’uva e l’aceto””. Poi confessa di saperne, invece, un bel po’ di più. “No, sono come uno di quelli che vanno in un’enoteca per comprare una bottiglia di vino per cena. Non perdo ore a confrontare le bottiglie in relazione alle pietanze, no. L’unica cosa che ho conquistato, è il coraggio di rimandare indietro una bottiglia se qualcosa non va bene. Da ragazzo non l’avrei mai fatto. Ora so come devono essere il profumo e il gusto”. Di preferenza, beve rosso. “Non ho un’etichetta preferita” confessa. “Dipende dal paese in cui mi trovo, e dal cibo che sto mangiando. Passo molto tempo in Italia, e in Italia non berrei niente di diverso dal vino italiano”. Nel film, Rickman è un esperto di vini. Quello che dà il premio al prodotto sconosciuto della Napa Valley. Quello che celebra il momento in cui i vini californiani iniziano a conquistare il mondo, e a non essere più guardati con sospetto. Anche lui, in qualche modo, è stato guardato se non con sospetto, con l’idea che dovesse essere confinato in un ruolo, quello del cattivo. Con “Die Hard” e “Robin Hood”, sembrava cattivo per sempre. “Ma nel mezzo ci sono stati mille altri film, con meno soldi e meno pubblicità alle spalle. Quelli erano solo due personaggi, non la mia carriera”. Domani sera, a Odeon Firenze, ad introdurre Rickman sarà la giornalista Silvia Bizio, esperta di cinema americano, corrispondente dagli Stati Uniti per quotidiani e riviste, direttrice di un festival a Los Angeles. L’evento nasce grazie alla Fondazione sistema toscana - Mediateca regionale film commission. Vi ha collaborato lo studio Doni & associati. Prima della proiezione del film, piccolo assaggio, degustazione introduttiva con “Wine film”, un documentario che mette insieme mille sequenze tratte dai film di tutto il mondo. Tutte con il vino protagonista.

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