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Nazione / Giorno / Carlino

Un’ottima annata. Se si decide a piovere … Esperti e produttori: rossi di grande qualità a patto di un monitoraggio continuo ... SARAI un’ottima annata, in barba ai catastrofisti della vampa d’agosto, per il Vigneto Toscana. Certo, non dovunque: non gode forse Bolghereaux, qualche zaffata d’inferno ha infiacchito gli acini nella pur fresca Montalcino, e i bianchi migliori li raccoglie chi ha “diradato” meno, e ha tenuto i grappoli al riparo dei pampini. L’anticipo c’è stato, come già aveva commentato un esperto del valore di Piero Antinori. Anticipo che ha fatto bene in qualche caso anche a uve bianche, come il “tardivo” vermentino in zona Bolgheri, e anche alla Vernaccia di San Gimignano, dove si annunciano risultati davvero splendidi. E comunque, sarà un’ottima annata, ma a qualche condizione: intanto, che piova, e tra oggi e domani qualche preghiera a Giove Pluvio potrebbe essere già accontentata; poi, che il vitigno principe, il Sangiovese (65% della superficie vitata complessiva), continui a essere coccolato da buone escursioni termiche, giornate calde e notti fresche, come del resto sta avvenendo già da diversi giorni. Infine, che si lavori a modo: monitoraggio continuo tra campo e cantina, attenzione quotidiana a quel che si raccoglie: a detta di Giovanni Busi, presidente del Consorzio Chianti, “condizione essenziale per equilibrare l’eccessiva concentrazione zuccherina già ottenuta con la maturazione fenolica che invece è più lenta”. seguito, a imbottigliare rossi di grande eleganza, con buona struttura e ovviamente importante gradazione alcolica. In ogni caso, come sempre sarà il clima a decidere: e chi avrà avuto il coraggio di aspettare, probabilmente, avrà avuto ancora una volta ragione. Perché l’inizio della stagione è stato decisamente favorevole, con tante piogge di primavera, e anche la seconda metà di luglio nel fresco. Ci sarà, semmai, qualche sacrificio in quantità, certo, come si segnala per esempio soprattutto da Bolgheri e da Montepulciano, anche se a inizio vendemmia la stima di Assoenologi, un “pretermometro” sempre efficace, pronosticava per la Toscana una sostanziale stabilità della produzione, poco sopra i 2 milioni e 800mila ettolitri. Ma non sono solo rose e fiori, per il Vigneto Toscana. E’ vero che il valore dell’export si mantiene oltre il mezzo miliardo di euro. Però è vero pure che in Italia si beve sempre meno, e la contrazione della domanda interna a 43 litri pro capite l’anno (un terzo rispetto a trent’anni fa) è un danno non da poco. E i prezzi dell’uva restano bassi, bassissimi, non oltre i 60-70 euro al quintale contro un costo di produzione che la Cia valuta in media sui 100 euro al quintale. E riaffiora anche qualche aspra polemica. E’ il caso di Montalcino. Di nuovo. Il Consorzio convoca un’assemblea dei soci il 7 settembre, l’idea è sempre la stessa: cambiare il disciplinare del “rosso”, non più tutto sangiovese ma qualche iniezione di cabernet e merlot. E sono ancora gli Illy - stavolta, dopo Riccardo, tocca a Francesco, presidente della Mastrojanni - a guidare la rivoluzione dei “pasionari”. Il “no” è secco, ma quanto durerà?

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