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Montalcino produttori spaccati sul disciplinare del vino ... Il Rosso diviso tra purezza e mercato
Scintille nell’assemblea del Consorzio... Si riaccende la “guerra del Brunello”. Il d-day è oggi: l’assemblea dei soci del Consorzio, finora uno dei più uniti e monolitici di tutto il mondo del vino, è chiamata a decidere - sette mesi dopo il primo rinvio - sul disciplinare del Rosso di Montalcino. Il vino di “seconda scelta”, che pure si fregia della sua brava doc. La legge impone che si faccia solo con uve Sangiovese dot Come il Brunello, appunto. Ma l’inchiesta, la “Brunellopoli”, del 2008, aveva già rivelato che a Montalcino non tutti si sentono puristi: è più che una tentazione, insomma, l’idea di un vino più internazionale, corretto con uve “migliorative”, come merlot e cabernet.
Il rischio di una spaccatura, ma qualcuno parla addirittura di “scisma”, è notevole. Gli schieramenti sono almeno due. Da una parte i puristi, “il disciplinare non si tocca, ch vuole usare cabernet e merlot può etichettare il vino come doc Sant’Antimo”. Dall’altra i “possibilisti”, “portiamo il minimo di Sangiovese all’85 per cento, e colmiamo il resto con i vitigni bordolesi”. Poi- c’è chi sta in mezzo, la terza via, quelli che pensano a due tipologie di vino: un Rosso Sangiovese e un Rosso internazionale. Poi, forse, c’è anche qualche altra posizione, chissà. Lo scenario è quello di un pianeta diviso. In testa alla schiera dei puristi, i fratelli Illy: a febbraio fu Riccardo, adesso è Francesco, presidente della Cantina Mastrojanni. Ha scritto una lettera di fuoco - condivisa a chiare lettere da altri produttori di nome, come Lisini - al direttivo del Consorzio e al presidente Ezio Rivella, che i bene informati situano invece nella schiera dei “possibilisti”, accanto ad alcune grosse aziende, in gran parte coinvolte nell’inchiesta del 2008. Dalla stessa parte starebbe anche la vicepresidente Donatella Cinelli Colombini. A far da “pompiere” ci prova suo fratello Stefano Cinelli Colombini, fattoria dei Barbi, un altro bel nome di Montalcino. “Il Brunello monovitigno - dice - aumenta le vendite, il Rosso monovitigno, che non è la nostra storia, invece le perde”. Ecco il nodo della contesa: salvare un mercato che sembra premiare solo il Brunello. Ma per i puristi c’è il timore che si voglia aprire una breccia anche per il Principe dei rossi. Ed è guerra.

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