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Nei giorni più caldi per la Cina, tra la “Golden Week” e le tensioni con Hong Kong, sul mercato dei fine wine c’è un solo vincitore, l’Italia, che, in una settimana cruciale come quella appena conclusa, ha conquistato una quota di mercato del 21%

Il mercato cinese torna a dare segni di vivacità e, dopo il calo degli acquisti enoici dettato dalla stretta sulla corruzione e sugli sprechi, torna a crescere. E lo fa in maniera “sana”, ossia senza prezzi gonfiati e speculazioni, con la possibilità per tutti di vendere vino per quello che è, non come una commodity o un titolo azionario.
Un trend di cui, ovviamente, beneficiano tutti, sia le etichette di Bordeaux che quelle italiane, come dimostrano i risultati dei giorni più caldi per la Cina, tra i festeggiamenti della “Golden Week”, la festa nazionale del Paese (che comunque non è la più consumistica del Paese, preceduta dal Capodanno Cinese), e le tensioni con Hong Kong (dove le proteste sembrano rientrate senza aver causato troppi danni all’economia), porta d’accesso al Dragone e capitale mondiale delle aste di fine wine, nonostante il recupero degli ultimi tempi di New York, ricacciato indietro dal record toccato proprio pochi giorni fa, il 3 ottobre, quando, per un singolo lotto di 114 bottiglie di Romanée-Conti, è stata raggiunta la cifra monstre di 1,6 milioni di euro.
Proprio in questa settimana, infatti, sul mercato dei fine wine, c’è stato un solo vincitore: l’Italia, che, in una sette giorni cruciale come quella appena conclusa, ha conquistato una quota di mercato del 21%, grazie alle ottime performance del Sassicaia 2011, che ha mosso da solo il 12,7% delle compravendite dei vini del Liv-Ex (www.liv-ex.com), del Masseto 2011 e del Tignanello.
Certo, non è un lasso di tempo sufficiente a festeggiare, ma il trend sembra quello giusto, e Pechino dimostra, ancora una volta, di essere in salute sul fronte del mercato enoico, anche grazie ad un buon mese di settembre, in cui il Liv-Ex ha chiuso in rialzo (come ad agosto), dando stabilità al mercato, nonostante i vini di Bordeaux, l’azionista di maggioranza dell’indice, vadano ancora a luce alternata: se a settembre rappresentavano il 71% del mercato, infatti, nella prima settimana di ottobre la quota è crollata al 64%, a causa del calo di Margaux, Haut-Brion e Latour, mentre hanno retto meglio Lafite e Mouton, cui vanno aggiunte le buone performance dell’annata 200 di Pétrus e, un po’ a sorpresa, dell’australiano Henschke 2009.

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