Il mercato cinese torna a dare segni di vivacità e, dopo il calo degli acquisti enoici dettato dalla stretta sulla corruzione e sugli sprechi, torna a crescere. E lo fa in maniera “sana”, ossia senza prezzi gonfiati e speculazioni, con la possibilità per tutti di vendere vino per quello che è, non come una commodity o un titolo azionario.
Un trend di cui, ovviamente, beneficiano tutti, sia le etichette di Bordeaux che quelle italiane, come dimostrano i risultati dei giorni più caldi per la Cina, tra i festeggiamenti della “Golden Week”, la festa nazionale del Paese (che comunque non è la più consumistica del Paese, preceduta dal Capodanno Cinese), e le tensioni con Hong Kong (dove le proteste sembrano rientrate senza aver causato troppi danni all’economia), porta d’accesso al Dragone e capitale mondiale delle aste di fine wine, nonostante il recupero degli ultimi tempi di New York, ricacciato indietro dal record toccato proprio pochi giorni fa, il 3 ottobre, quando, per un singolo lotto di 114 bottiglie di Romanée-Conti, è stata raggiunta la cifra monstre di 1,6 milioni di euro.
Proprio in questa settimana, infatti, sul mercato dei fine wine, c’è stato un solo vincitore: l’Italia, che, in una sette giorni cruciale come quella appena conclusa, ha conquistato una quota di mercato del 21%, grazie alle ottime performance del Sassicaia 2011, che ha mosso da solo il 12,7% delle compravendite dei vini del Liv-Ex (www.liv-ex.com), del Masseto 2011 e del Tignanello.
Certo, non è un lasso di tempo sufficiente a festeggiare, ma il trend sembra quello giusto, e Pechino dimostra, ancora una volta, di essere in salute sul fronte del mercato enoico, anche grazie ad un buon mese di settembre, in cui il Liv-Ex ha chiuso in rialzo (come ad agosto), dando stabilità al mercato, nonostante i vini di Bordeaux, l’azionista di maggioranza dell’indice, vadano ancora a luce alternata: se a settembre rappresentavano il 71% del mercato, infatti, nella prima settimana di ottobre la quota è crollata al 64%, a causa del calo di Margaux, Haut-Brion e Latour, mentre hanno retto meglio Lafite e Mouton, cui vanno aggiunte le buone performance dell’annata 200 di Pétrus e, un po’ a sorpresa, dell’australiano Henschke 2009.
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