Nel 2021 le esportazioni a prezzi correnti dei distretti agro-alimentari italiani si chiudono con un bilancio positivo, superando la cifra di 22 miliardi di euro e realizzando un aumento del +9,2% sul 2020. Il trend di crescita prosegue ininterrotto dal 2010 e non si è arrestato neanche per la pandemia, mentre gli altri distretti manifatturieri italiani hanno realizzato un rimbalzo maggiore (+20,3%), ma dopo la forte battuta d’arresto del 2020. La dinamica è, quindi, in linea con l’evoluzione delle esportazioni di cibi e bevande made in Italy, che hanno superato nel 2021 il traguardo dei 50 miliardi di euro, come ricordano gli ultimi dati del “Monitor dei Distretti Agro-Alimentari”, firmato dalla direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. Sul risultato influisce anche il rialzo dei prezzi alla produzione: l’indice dei prezzi alla produzione sul mercato estero per le industrie alimentari ha infatti registrato una crescita del +2,6% nel 2021 sul 2020, con un’accelerazione nell’ultimo trimestre dell’anno, in particolare per alcuni comparti, a partire dal quello dell’olio (+10,3%), seguito a distanza dal lattiero-caseario (+3,3%). Tutti gli altri comparti registrano aumenti contenuti e inferiori alla media di settore, con le bevande che hanno invece sperimentato un lieve calo.
Quasi tutte le filiere si posizionano su livelli di esportazioni superiori al periodo pre-pandemia, e la filiera del vino, prima per valori esportati nel 2021, supera, per la prima volta, la soglia dei 6 miliardi di euro, con una crescita del 12,5% (+10,6% rispetto al 2019). Il contributo maggiore arriva dal distretto dei Vini di Langhe, Roero e Monferrato (+15,3% nel 2021), ma registrano una performance molto positiva anche i Vini dei Colli Fiorentini e Senesi (+20,7%), il Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene (+15,5%), i vini e distillati del Friuli (+20,5%) e i vini e liquori della Sicilia occidentale (+15,7%).
Anche la filiera dei prodotti agricoli prosegue sul trend del 2020, e registra una crescita del 9,4%, con tutti i distretti che si posizionano ampiamente al di sopra dei livelli del 2019: spicca in particolare il florovivaistico di Pistoia (+30,6% sul 2020 e +40,6% sul 2019). Nella filiera della pasta e dolci (+7,4% nel 2021) emergono il distretto dei dolci di Alba e di Cuneo (+15,1%) e dei dolci e della pasta Veronesi (+13,2%). In contrazione, ma ampiamente al di sopra dei livelli di export del 2019, i comparti pasta dell’alimentare di Avellino (-3,6% nel 2021) e dell’alimentare napoletano (-14,2%).
Nella filiera delle carni e salumi (+16,2% tendenziale) spiccano in maniera particolare i salumi del Modenese (+22,4%) e il Prosciutto San Daniele (+34,2%). L’unico distretto ad arretrare parzialmente nel 2021 è quello dei salumi dell’Alto Adige (-1,9% tendenziale, ma +3,2% sul pre-pandemia). Anche la filiera del lattiero-caseario registra un deciso progresso nel 2021 (+15,5%), in lieve ritardo solo il lattiero-caseario di Reggio Emilia (-3% sul 2020 e -1,1% sul 2019). Positiva anche la dinamica della filiera del caffè (+14,1% tendenziale), con tutti e tre i distretti in forte crescita, in particolare il caffè, confetterie e cioccolato torinese (+15,1% nel 2021, +32,8% sul 2019).
Nella filiera dell’olio, il distretto dell’olio toscano (che pesa per il 70% sul totale) si posiziona su livelli invariati sul 2020 (-0,2%), mentre crescono sia l’olio Umbro (+8,4%) che il comparto olio dell’olio e pasta del Barese (+5%). Luci e ombre invece per la filiera delle conserve (-3,7% nel 2021): i progressi registrati dalla metà dei distretti, marmellate e succhi di frutta del Trentino-Alto Adige (+7,7%) e i comparti conserve dell’alimentare di Parma e dell’alimentare di Avellino (entrambi con un +8,1%), non riescono a compensare l’arretramento delle conserve di Nocera (-3,7%) e dei comparti conserve dell’alimentare Napoletano (-0,3%) e dell’ortofrutta e conserve del Foggiano (-46,1%). La filiera, che si confronta con un 2020 di forte crescita sui mercati esteri, è, nel complesso, oltre i livelli del 2019. Stessa dinamica per la filiera del riso (-4,2% nel 2021 e +9,3% sul 2019). Infine, risultato positivo anche per il distretto dell’ittico, che, con una crescita del 20,3% rispetto al 2020, recupera quasi completamente i livelli pre-crisi (-1,3%).
Nel complesso, sono in crescita le esportazioni dei distretti agro-alimentari verso tutti i principali mercati di destinazione, in particolare Germania (+4,5% nel 2021), Stati Uniti (+13,9%) e Francia (+10%), e calano le vendite sul mercato britannico (-9,6% nel 2021) a causa anche delle difficoltà logistiche e amministrative post Brexit. Continuano a crescere le economie emergenti, +17,1% nel 2021 verso un +7,3% delle economie avanzate, che raggiungono nel complesso un peso del 20% sul totale delle esportazioni dei distretti agro-alimentari.
Resta bassa l’esposizione verso il mercato russo ed ucraino, nel complesso solo l’1,6% delle esportazioni dei distretti agroalimentari sono destinate a questi due Paesi, per un totale di 366 milioni di euro. La filiera che esporta maggiormente verso queste due destinazioni è quella dei vini, con 145 milioni di euro (97 milioni di euro verso Russia e 46 milioni di euro verso Ucraina), che rappresentano il 2,4% del totale delle vendite all’estero dei distretti vitivinicoli. Maggiore l’incidenza dei due mercati per la filiera del caffè (6,7%), per un totale esportato di 75 milioni (63 milioni di euro verso Russia e 12 milioni di euro verso Ucraina), e per la filiera dell’olio, con 33 milioni che corrispondono al 3,6% del totale filiera. Più concentrate le importazioni da Russia e Ucraina, per un valore complessivo di 242 milioni, ossia il 2,6% del totale importazioni dei distretti agro-alimentari, con una richiesta soprattutto da parte della filiera dei prodotti agricoli (187 milioni) e dell’olio (50 milioni).
“Nel contesto attuale con l’obiettivo di supportare le imprese nei fabbisogni di liquidità per i pagamenti e di garantirne la continuità produttiva, Intesa Sanpaolo interviene con finanziamenti a 18 mesi con 6 di pre-ammortamento destinati a coprire il costo delle bollette passate e future. È una iniziativa che, in un contesto di aumento dei costi, consente alle imprese di mantenere liquidità rateizzando i pagamenti. E, al fine di limitare gli impatti a conto economico derivanti dall’aumento dei prezzi delle commodity, offriamo consulenza sulla copertura di tali rischi, per mitigarne la volatilità”, commenta Massimiliano Cattozzi, Responsabile Direzione Agribusiness Intesa Sanpaolo. “Per le imprese esportatrici verso la Russia e l’Ucraina abbiamo previsto, in aggiunta ai prestiti per liquidità, la sospensione delle rate per i finanziamenti in essere a 24 mesi, o 36 mesi per le imprese cerealicole. Oggi come ieri, siamo a fianco delle imprese per sostenerne le transizioni green e digitale, in coerenza con le iniziative del Pnrr”.
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