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ECONOMIA

Nel 2024, la ristorazione, in Italia, ha dato lavoro a più di 1,5 milioni di persone

Oltre 1,1 milioni sono dipendenti, ma scarseggia personale qualificato. Fipe: “servono politiche attive del lavoro e percorsi formativi più incisivi”
FIPE CONFCOMMERCIO, FORMAZIONE, LAVORATORI, OCCUPAZIONE, RISTORAZIONE, TUTTOFOOD, Non Solo Vino
La ristorazione, in Italia, dà lavoro a più di 1,5 milioni di persone (ph: Freepik)

Il settore della ristorazione sta affrontando una grave crisi di personale, un problema che si è accentuato negli ultimi anni dovuto a condizioni di lavoro difficili, competizioni con altri settori più remunerativi, calo demografico e migliori condizioni lavorative all’estero. Nonostante ciò, la ristorazione si conferma nel 2024 uno dei pilastri dell’economia italiana e un potente attivatore di valore lungo tutta la filiera agroalimentare. Si tratta di un settore dinamico, che conta 1,5 milioni di occupati, di cui oltre 1,1 milioni dipendenti, con una forza lavoro giovane (quasi il 40% under 30), un crescente ricorso a contratti stabili (il 60% a tempo indeterminato) e una domanda sempre più orientata verso competenze qualificate e trasversali. Se ne è parlato nel talk “La circolarità delle competenze: un valore che dalla ristorazione si diffonde lungo tutta la filiera”, organizzato, nei giorni scorsi, da Fipe-Confcommercio a Tuttofood 2025 a Milano, un’occasione di confronto tra imprenditori, esperti e operatori della formazione per analizzare il ruolo strategico delle competenze tecniche, relazionali e culturali nel garantire servizi di qualità e favorire un ecosistema integrato tra pubblico esercizio e produzione agroalimentare.
La fotografia scattata da Fipe evidenzia un settore in espansione, ma non senza criticità. Le imprese segnalano, infatti, persistenti difficoltà nel reperire personale qualificato: il 90,2% di chi ha cercato nuovi collaboratori ha incontrato ostacoli, dovuti sia a “mismatch” tra le competenze richieste e quelle offerte (38,1%), che a rifiuti espliciti da parte dei candidati (34,8%). Per questo, Fipe lancia un appello chiaro: servono politiche attive del lavoro e percorsi formativi più incisivi, capaci di leggere le trasformazioni del mercato e fornire strumenti concreti a chi vuole costruire un futuro nel settore.
“La ristorazione è il terminale della filiera agroalimentare, ma anche il suo primo interprete verso il consumatore - ha dichiarato Luciano Sbraga, direttore Centro Studi di Fipe-Confcommercio - se vogliamo una filiera forte, innovativa e coesa, dobbiamo partire dalla qualità delle persone: motivazione, competenze e formazione continua. È questa la condizione per fare della ristorazione un motore di sviluppo sostenibile per tutto il comparto”.

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