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CONSUMI

Nel primo semestre 2020 +9,2% per gli acquisti domestici di cibo e bevande

Ismea-Nielsen: il peso del carrello cresce anche dopo la fine del lockdown. A giugno +7%. Volano carne, formaggi, ortofrutta e olio
CONSUMI DOMESTICI, ISMEA, NIELSEN, SPESA ALIMENTARE, Non Solo Vino
Gli acquisti alimentari domestici nel primo semestre 2020

Non si arresta, dopo la fine del lockdown, la crescita degli acquisti alimentari domestici. Secondo il panel Ismea-Nielsen, dopo l’andamento stagnante del 2019 (+0,4%), il primo semestre 2020 ha fatto registrare un incremento in valore degli acquisti di cibi e bevande del +9,2% su base annua, mettendo a segno la variazione più alta degli ultimi 10 anni. L’andamento positivo degli acquisti alimentari delle famiglie è una diretta conseguenza della chiusura del circuito Ho.re.ca nei mesi clou dell’emergenza sanitaria, e di una ripartenza ancora stentata del canale extra domestico almeno fino al mese di giugno, legata alle restrizioni degli spostamenti e alle modalità di lavoro a distanza di molti italiani.
Al +18% degli acquisti registrato a marzo, hanno fatto eco crescite a doppia cifra anche ad aprile e maggio (rispettivamente +11% e +14%), in parte penalizzate da una Pasqua e un ponte del Primo Maggio senza possibilità di convivialità. Nel giugno 2020, con il graduale ritorno alla normalità, il trend positivo si è leggermente affievolito, attestandosi comunque a +7%, e facendo sì che il secondo trimestre si chiudesse con un incremento di spesa medio dell’11%, dopo il +7% del primo trimestre.
I vari comparti, seppur tutti in terreno positivo rispetto al 2019, hanno avuto una crescita della spesa di diversa intensità: in particolare, carni, formaggi, ortofrutta e oli hanno avuto incrementi superiori alla media (rispettivamente +10,5%, +12,5% , +12%, +13,5% ), mentre segni più sotto la media sono stati registrati dalle acque e bevande analcoliche (+3,5%) e dai prodotti ittici (+4,4%).
A livello di singole referenze, si segnala un’ottima performance della birra (+16,2% in valore), delle uova (+ 22%), delle patate (+20,2%) e degli agrumi (+20%), a fronte di una frenata degli ortaggi di IV gamma, che registrano un decremento della spesa del -6%, e una situazione ancora negativa per il latte fresco (-1,3%), nonostante la chiusura dei bar nel periodo più buio della pandemia.
In relazione alla scelta dei canali distributivi, il canale prevalente resta quello dei supermercati, con uno share del 43%, e un trend positivo del +11,6%; di pari entità la crescita della spesa nei discount (+11,7%), con uno share del 15%. Il quadro si è mostrato in questo arco temporale molto mutevole: nel mese di marzo, dopo un iniziale orientamento quasi esclusivo verso la Gdo, si è registrato un passaggio ai negozi di vicinato (anche frutterie e macellerie). Il trend del canale di vendita “negozi tradizionali”, pur rappresentando solo l’8% dello share, ha registrato un incredibile incremento (+30,7%), ascrivibile anche alla sospensione temporanea delle attività del commercio ambulante (mercati rionali -15,6% nel semestre). Particolarmente penalizzati sono risultati, soprattutto nella fase iniziale, gli ipermercati, spesso localizzati nei centri commerciali, dove la chiusura di tutti gli altri negozi ha disincentivato ulteriormente i consumatori a recarvisi (-1,3% le vendite complessive a fine semestre).

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