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Nella battaglia commerciale di stampo enoico tra Francia e Spagna, si fa sentire il Governo di Madrid, che denuncia alla Commissione Ue la “violazione di diversi principi fondamentali” della Ue. Ma il problema dei prezzi riguarda anche l’Italia

Non si fa attendere la risposta della Spagna agli attacchi subiti in terra francese, dove i vignaioli delle regioni di Aude e Pyrénées Orientale hanno portato la protesta contro il vino spagnolo su un piano nuovo, quello dell’azione vera e propria, dirottando cinque camion cisterna e sversandone il contenuto in strada: il Ministro degli Esteri spagnolo, José Manuel García-Margallo, ha infatti convocato l’Ambasciatore francese per affrontare il caso, definito, come riporta il magazine Uk “The Drinks Business” (www.thedrinksbusiness.com) una “flagrante violazione di diversi principi fondamentali” della Ue. Coinvolta direttamente, con il Governo di Madrid che si è fatta sentire anche in Commissione Europea: “questi incidenti, che si verificano troppo spesso, sono motivo di preoccupazione per il governo della Spagna, perché rappresentano una flagrante violazione di diversi principi fondamentali dell’Unione europea, come la libera circolazione delle merci tra gli Stati membri e altri principi relativi alla proprietà e la sicurezza di beni e persone”, ha scritto Madrid, aggiungendo che “per questo motivo, il Governo ha riferito questi episodi alla Commissione Europea. La Spagna ha già ufficialmente trasmesso la sua protesta alle autorità francesi, e li esorta ad adottare tutte le misure idonee a garantire, con assoluta sicurezza, la libera circolazione di persone e merci, uno dei principi fondamentali dell’Unione Europea”. Anche perché, finora non ci sono stati arresti.
Ma cos’è che ha scatenato la rabbia dei produttori d’Oltralpe? Essenzialmente, le stesse dinamiche che, negli anni ‘80, diressero la protesta sui vini italiani, ossia la concorrenza sul mercato interno di un concorrente capace di fare prezzi decisamente inferiori. Come fa la Spagna, che muove verso la Francia volumi decisamente superiori a quelli spediti allora dall’Italia: come raccontano i dati di WineMonitor - Nomisma (www.nomisma.it), le spedizioni enoiche sono passate, nell’arco di dieci anni, da 2,5 a 4,9 milioni di ettolitri, con una progressione del 92%. Dove finisce tutto questo vino? La gran parte è destinato alle grandi catene distributive e ai relativi vini a private label, che oggi rappresentano ben il 35% dei consumi francesi di vino, ma questo non sta bene ai produttori transalpini, che vedono così abbassarsi i prezzi dei loro vini (quelli “comuni”, non legati cioè a una Dop o un Igp) a causa dei vicini concorrenti. Competere con il vino spagnolo, del resto, è particolarmente complicato, e lo sa bene l’Italia, visto che il prodotto iberico entra in Francia ad un prezzo inferiore del 36% a quello italiano.

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