Primo mercato per consumi di vino, quello degli Stati Uniti ha rappresentato per anni una meta privilegiata per le aziende italiane, che Oltreoceano continuano a fare ottimi affari, ma per la prima volta da molto tempo sono costretti ad affrontare una contrazione sensibile dei volumi esportati, pur continuando a crescere nei valori: come ricordano i dati US Dept of Commerce, elaborati dall’Ufficio ICE di New York, aggiornati ad agosto, le importazioni in valore hanno infatti superato i 4,15 miliardi di dollari, con una crescita del +7,7%, mentre le quantità sono scese a 7,77 milioni di ettolitri, con una contrazione del -3,5%, per un aumento dei prezzi medi che sono passati dai 4,8 dollari al litro dei primi 8 mesi del 2017 ai 5,3 dello stesso periodo del 2018. Una dinamica che preoccupa, rispetto alla quale l’unica arma pare essere, ancora una volta, il Prosecco, come racconta a WineNews Ettore Nicoletto, ad del Gruppo Santa Margherita, uno dei principali poli enoici del Balpaese, con 168 milioni di euro di fatturati nel 2017 e dieci diverse Tenute in alcune tra le regioni più significative dell’enologia italiana: Veneto Orientale, Conegliano-Valdobbiadene, Trentino-Alto Adige, Lugana, Franciacorta, Chianti Classico, Maremma, Sicilia e Sardegna, attraverso i brand Santa Margherita, Torresella, Ca’ del Bosco, Kettmeir, Lamole di Lamole, Vistarenni, Sassoregale, Terrelíade, Ca’ Maiol e Cantina Mesa.
“Il calo delle esportazioni italiane in Usa è sotto gli occhi di tutti, l’unico settore a salvarsi è quello del Prosecco, vero driver delle spedizioni tricolori negli ultimi anni. Per quanto ci riguarda - spiega Nicoletto - siamo ancora in territorio positivo, ma consci di avere di fronte una situazione tutt’altro che semplice. Anche perché, il nostro competitor principale, la Francia, può contare su 4 grandi territori, Bordeaux, Champagne, Borgogna e, da qualche tempo, la Provenza con i suoi rosati. Una potenza di fuoco a cui noi riusciamo a contrapporre solo il Prosecco, in un confronto ed in un momento che diventa difficile e delicato da affrontare. Dobbiamo cercare di rafforzare il potenziale di prodotti che il sistema Paese può offrire, cercando di supportare un ampliamento della proposta con una promozione adeguata e all’altezza, sia delle necessità dell’industria del vino - continua Nicoletto - che alle diversità ed alle singolarità dei diversi distretti. Si deve dare modo all’Ice di continuare il lavoro iniziato con il precedente Governo - conclude Nicoletto - che in Cina ed in Usa stava comunque iniziando a mostrare risultati interessanti”.
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