Mentre i Governi d’Italia e del Mondo, Europa in testa, prendono misure che fanno discutere per arginare la crescita dei contagi da Covid, tra coprifuoco, chiusure anticipate, lockdown più o meno rigidi, il dibattito accende anche i territori del vino, sia sul fronte “interno”, dove c’è chi sottolinea le differenze tra i tanti piccoli borghi d’Italia e le grandi città, che vivono situazioni diametralmente opposte sul tema dei trasporti, degli assembramenti e non solo, sia su quello dei mercati mondiali, dove è ad oggi impossibile pianificare azioni di promozioni, pur fondamentali. Posizioni sull’attualità che, tra le altre, arrivano dalla Toscana del Vino e da alcuni dei suoi Consorzi più importanti.
A levare la voce pensando ai mercati stranieri, per esempio, è il Consorzio del Chianti, guidato da Giovanni Busi: “bene i 13,5 milioni previsti dalla Regione Toscana per la promozione internazionale del vino, ma oggi le aziende non sanno come calendarizzare gli eventi né prevedere quali mercati saranno aperti. C’è troppa incertezza ed è necessario introdurre misure che tutelino le imprese e i loro programmi, altrimenti le risorse non saranno utili allo scopo. Chiediamo a nome di tutte le aziende l’inserimento di criteri di elasticità e di deroghe nel decreto ministeriale che rende operativi i bandi Ocm, come già fatto per la campagna 2019/2020”.
Le aziende, spiega il Consorzio del Chianti, dovranno presentare i progetti di promozione per il periodo che va da aprile a dicembre 2021. “Troppe le variabili in campo per poter programmare le attività nei paesi extra Ue ,ed è quindi necessario un coinvolgimenti di tutti i livelli istituzionali, a partire dalla Regione Toscana e dalle realtà rappresentative delle categorie economiche, per modificare e adeguare il decreto ministeriale al periodo storico che stiamo vivendo. L’intervento della Regione Toscana è di certo un segnale positivo - continua Busi - che coglie la difficoltà del momento, anche inserendo la possibilità di organizzare eventi on line, ma resta uno strumento poco efficace se le norme nazionali che definiscono le regole di accesso al finanziamento non sono in grado di prevedere criteri più elastici ed eventuali deroghe. Il rischio è che questi 13,5 milioni di euro non vengano spesi per la scarsa adesione delle imprese, paralizzate dalla totale incertezza dei mercati legata all’evolversi della pandemia”.
Guarda tanto agli effetti delle misure sul comparto della ristorazione, quanto ai mercati mondiali, invece, Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino: “le nuove misure sono appena entrate in vigore, ancora è presto per una valutazione. Quello che posso dire è che ci saranno delle conseguenze per l’economia, il vino non si vende certo soltanto online ma anche nei ristoranti. Quello che non si riesce a capire è il motivo per cui un ristorante può stare aperto il giorno e invece non può farlo la sera, ovviamente sempre rispettando le misure di sicurezza necessarie. Magari, piuttosto che le attuali misure, potevano servire più controlli poi chi sbaglia è giusto che sia sanzionato. Anche per l’estero è ancora prematuro parlarne, di certo c’è che siamo in linea con le vendite degli anni passati se guardiamo le fascette che sono uscite. Anzi, abbiamo consegnato il 20% in più di fascette da applicare alle bottiglie pronte alla vendita rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Una crescita che rischia di essere interrotta dalle nuove chiusure, in Italia e all’estero, proprio nel bimestre clou, che storicamente incide per il 25-30% delle vendite annuali del nostro vino di punta. Il Natale è sempre stato un periodo positivo per il vino, ci auguriamo che le vendite tengano”.
Marca, invece, sulla differenza tra grandi metropoli e borghi di campagna l’intervento di Andrea Rossi, presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, e già sindaco della Città perla del Rinascimento: “siamo convinti tutti che si debbano prendere le giuste misure precauzionali per arginare i contagi e lottare contro questa pandemia, tuttavia certe misure sono pensate soprattutto per le grandi realtà urbane che in parte non hanno niente a che fare a confronto con la nostra realtà dove il controllo è elevato e soprattutto il rischio di assembramento fortemente limitato rispetto alle metropoli”.
Una riflessione accompagnata da una forte preoccupazione per l’economia del territorio, dove il vino genera un indotto che vale il 70% dell’economia locale, tra turismo e attività correlate. “Si è pensato a tutte le categorie, dando giustamente la priorità a scuole e sistema sanitario - continua Rossi - ma al momento non è stato preso in considerazione il nostro settore. Auspichiamo che le istituzioni locali, regionali e nazionali si facciano carico delle nostre istanze e di quelle di tante altre realtà simili alla nostra”.
“Non possiamo stare fermi ad aspettare che la situazione migliori perché, gli ultimi dati in merito alla cosiddetta seconda ondata del Coronavirus e l’ultimo Dpcm, non lasciano presagire nulla di buono con le nuove restrizioni previste, per esempio, per tutto il mondo Horeca in primis”, ha detto, dal canto suo, Francesco Mazzei, presidente Avito, l’Associazione dei Consorzi dei Vini di Toscana, le cui cantine sviluppano un fatturato di 1,5 miliardi (11% del comparto vino nazionale) augurando anche il buon lavoro al nuovo Assessore all’Agricoltura e Vice Presidente della Regione Toscana, Stefania Saccardi. Abbiamo bisogno che l’Assessorato all’Agricoltura tenga alta l’attenzione su quelle che sono le priorità del nostro settore che genera un introito diretto molto importante e un notevole indotto legato soprattutto all’enoturismo; sono sicuro che consorzi, aziende e istituzioni, lavorando in sinergia, potranno fare in modo che la Toscana del vino continui a rappresentare un modello di riferimento anche in questa situazione così complessa e vogliamo dare sicuramente seguito alla collaborazione che si è instaurata negli anni tra Avito e la Regione. Si tratta di un comparto certamente non in grado di sopportare ulteriormente - e senza il necessario sostegno da parte delle Istituzioni - la crisi dovuta all’emergenza sanitaria che ha caratterizzato questo 2020 e di cui se ne subiranno i danni, a livello economico, almeno per tutto il prossimo anno. Le aziende della Toscana del vino - chiosa Mazzei - devono riuscire a sopravvivere, e la situazione attuale fa presupporre che per farlo siano necessari interventi ancora più mirati rispetto a quelli messi in campo fino ad ora, per poi farsi trovare “pronti” per ripartire con forza e con un nuovo slancio, anche promozionale, continuando sempre più ad attrarre l’interesse dei consumatori di tutto il mondo”.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024