In un mondo che, tra mille difficoltà, sta provando ad uscire dalla pandemia, ripartire a pieno regime con la promozione, soprattutto con eventi ed iniziative in presenza, sarà determinante per il vino Italiano, per cercare di recuperare parte di quanto è stato perso in questi mesi durissimi, consolidare le posizioni di vertice in alcuni mercati, e tornare a crescere. In questo, come sempre, strumento fondamentale sarà l’Ocm Vino per la promozione nei Paesi Terzi, nel quadro della Pac, il cui ciclo, dopo le diverse proroghe, si esaurirà definitivamente nel 2023. E se intanto, in marzo, è stata pubblicata dal Ministero delle Politiche Agricole la graduatoria definitiva dei progetti ammessi a finanziamento sulla quota nazionale (che vale il 30% dei 100 milioni a disposizione ogni anno dell’Italia, mentre il 70% è in capo alle Regioni), che conferma quella provvisoria pubblicata in gennaio (e già riportata da WineNews) che attiveranno progetti per un valore totale di 59 milioni di euro, tra investimenti privati e 29,6 milioni di euro di cofinanziamento pubblico (23,6 messi a bilancio nell’esercizio 2020/2021 sotto forma di anticipo, e 5,9 sui successivi esercizi finanziari, a saldo, ndr), da quanto apprende WineNews, tra la filiera e le istituzioni, a livello di Ministero delle Politiche Agricole e di Regioni, si discute sia sul mantenimento di alcune flessibilità di gestione già attuate nell’ultimo bando, legati al difficile scenario operativo disegnato dal Covid, ma soprattutto della riorganizzazione delle tempistiche per i prossimi bandi, ma anche per i progetti in essere. Lo schema sul piatto prevedrebbe di prorogare dal 31 dicembre 2021 al 28 febbraio 2022 la durata dei progetti approvati nel quadro del bando 2020/2021, di spostare a settembre 2021 l’uscita del bando 2021/2022, con la durata dei progetti che andrebbe dal 1 marzo 2022 al 31 dicembre 2022, salvo ulteriori proroghe o anticipi in base a quanto sarà deciso per gestire la transizione verso la nuova Pac del 2023.
Un tema spinoso, però, perchè se uno slittamento delle tempistiche di attuazione dei progetti già in corso e dei prossimi bandi, da un lato, consentirebbe di avere un quadro più chiaro dello scenario internazionale in una fase in cui, si spera, la pandemia e le sue restrizioni saranno completamente superate o quasi, e aiuterebbe chi è in ritardo nell’attuazione dei progetti, dall’altro ridurrebbe poi le tempistiche di attuazione dei progetti stessi delle prossime campagne in pochi mesi, e in qualche modo sminuirebbe gli sforzi di chi, invece, sta seguendo diligentemente la tabella di marcia. Inoltre, va tenuto conto del fatto che, anche se appare remota la possibilità sul fatto che il vino perda la sua Ocm specifica, la versione definitiva della nuova Pac che partirà dal 2023, e di tutte le misure che ne derivano, è ancora da scrivere. In ogni caso, un quadro di incertezza che non giova a nessuno: né a chi ha già messo in campo progetti spalmati su tempistiche “canoniche”, né chi lavora nella programmazione e nella realizzazione delle iniziative promozionali, avendo a che fare con problemi atavici della gestione di un strumento comunque portentoso come l’Ocm Vino.
“Il tema della promozione nei Paesi Terzi e dell’utilizzo dei fondi è un tema che, da lungo tempo, deve essere affrontato con programmazione e visione, invece è sempre stato affrontato sotto scadenza, senza una vera visione programmatica a servizio delle imprese”, sottolinea, a WineNews, Silvana Ballotta, alla guida di Business Strategies, uno dei più importanti studi nel campo della consulenza e dell’internazionalizzazione delle imprese. “Sono sempre state trovate soluzioni di compromesso, le migliori possibili in quel momento, ma mai quelle ideali per un Paese che ha bisogno di promuoversi per restare forte e ripartire nei mercati del mondo. Di certo non è spostando di due mesi i termini che si risolvono le questioni che sono sul tavolo. Che sono tante ed importanti: per esempio, ancora non c’è certezza sull’abbassamento della soglia per non rischiare la revoca del finanziamento, oggi all’80% del valore del progetto, importante in un quadro in cui a volte non si è potuto spendere risorse non per inefficienze, ma per cause di forza maggiore. Così come non c’è flessibilità sui Paesi Terzi target, e non si capisce perchè se anche nel corso di un progetto già approvato si presenta un’opportunità da poter cogliere, non si consenta alle aziende. Di fatto, si fanno via via degli aggiustamenti burocratici, a dei vincoli entro i quali dobbiamo muoverci, ma che di fatto non vanno a sostegno delle impresse”.
“Questa incertezza normativa in un quadro internazionale legato alla pandemia che migliora, ma resta di grande complessità - commenta, a WineNews, Marina Nedic, alla guida, insieme a Giancarlo Voglino della Iem - International Exhibition Management, realtà che, da oltre 20 anni, lavora nei mercati di tutto il mondo nell’organizzazione di eventi di promozione del vino italiano - soprattutto sul fronte dei viaggi internazionali, di certo non aiuta. Detto questo, è evidente che i fondi Ocm per la promozione erano importanti prima, e lo saranno ancora di più in futuro. Ma è fondamentale poterli utilizzare facendo programmazione, per rendere il più efficace possibile una spesa che è fatta sia di risorse pubbliche che private, perchè si parla sempre di cofinanziamento. Non sapere se l’annualità in corso finirà a dicembre 2021 o a febbraio 2022, né quanto dureranno le prossime programmazioni, complica ulteriormente le cose. Sia per gli eventi come quelli che organizziamo noi ed altri player, che, però, in alcuni casi si possono anche anticipare o posticipare - anche se hanno una loro ciclicità importante - sia per altre iniziative come quelle legate, per esempio, ai monopoli nei Paesi in cui sono presenti, che si programmano invece di anno in anno. E non mi risulta che ci siano criticità tali nella gestione dello strumento Ocm da parte Paesi competitor del vino Italia. Anche per questo alcune realtà, soprattutto i Consorzi, hanno iniziato a guardare più che ai fondi Ocm a quelli gestiti da Chafea (l’Agenzia esecutiva per i consumatori, la salute, l’agricoltura e la sicurezza alimentare dell’Unione Europea, ndr), che sono più difficili da ottenere, ma hanno cicli triennali e un livello di cofinanziamento che tocca l’80%, e che soprattutto, quando ottenuti, consentono di fare una pianificazione pluriennale che è importantissima”.
Mentre le imprese fanno i conti con un presente complesso come non mai, dunque, sottotraccia si lavora ad un futuro in cui la gestione efficiente delle risorse pubbliche e private a sostegno del settore dovrà essere migliore rispetto al passato, in uno scenario post-Covid che sarà in qualche modo diverso, e molto più competitivo, anche per vino.
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