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OGNI ANNO 1,3 MILIARDI DI TONNELLATE DI CIBO FINISCONO NELLA SPAZZATURA. MA DOVE SBAGLIAMO OGNI GIORNO? LA RISPOSTA LA TROVERÀ (ON LINE) IL DIPARTIMENTO DI SCIENZE E TECNOLOGIE AGRO-ALIMENTARI DELL’ALMA MATER STUDIORUM DELL’UNIVERSITÀ DI BOLOGNA

Nel mondo, ogni anno finiscono nella spazzatura 1,3 miliardi di tonnellate di cibo. Uno spreco inaudito, sufficiente a sfamare quelle 870 milioni di persone che lottano quotidianamente contro la denutrizione, ma quali sono i comportamenti che, giorno dopo giorno, portano ognuno di noi a creare montagne di avanzi? È l’interrogativo cui cerca di rispondere l’iniziativa del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari dell’Alma Mater Studiorum dell’Università di Bologna, che da oggi al 21 dicembre, nella “Settimana europea per la Riduzione dei rifiuti” e nel progetto “Un anno contro lo spreco”, propone, in collaborazione con la Commissione Europea, il Karlsruhe Institut fur Technologie e Last Minute Market, un’indagine socio-economica sullo spreco alimentare domestico in Italia. L’indagine si basa, innanzitutto, su un questionario online, che sarà sottoposto ad accademici, ricercatori, studenti e personale delle istituzioni coinvolte (Università di Bologna, Jrc di Ispra, Karlsruhe Institut fur Technologie), ma al quale potranno partecipare anche tutti gli interessati, grazie al supporto del programma di Rai Radio2 “Caterpillar”, collegandosi al sito della trasmissione (http://caterpillar.blog.rai.it) per tutto il mese di novembre, e sulla pagina Facebook della trasmissione.
“Fra gli sprechi alimentari, quelli domestici - spiega il promotore dell’iniziativa, Andrea Segré, direttore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari - sono gli unici che noi di Last Minute Market non possiamo recuperare e donare a chi ha bisogno. Dunque prima dobbiamo sapere quanto e perché sprechiamo a casa nostra, e a questo serve il questionario. Per poi passare alla prevenzione, che è assai meglio della cura, cioè smaltire i rifiuti”. Nella filiera agro-alimentare lo spreco a livello domestico è, infatti, quello più problematico: sia per quanto riguarda la sua stima quantitativa, sia rispetto alle azioni per la sua riduzione. Mentre per la produzione agricola, la trasformazione alimentare e la distribuzione esistono statistiche attendibili nonché modalità sperimentate per il recupero a fini sociali e la prevenzione, a livello domestico gli alimenti ancora buoni finiscono direttamente fra i rifiuti solidi urbani aumentandone le quantità e dunque i costi economici e ambientali per le famiglie e le collettività. Un problema che si riscontra non solo in Italia ma anche negli altri Paesi dell’Unione Europea: lo spreco alimentare domestico pare riconducibile a fattori come la scarsa conoscenza di tecniche di conservazione del cibo, l’errata interpretazione dell’etichettatura degli alimenti, la conoscenza limitata di strategie per consumare in modo più efficiente e ridurre gli sprechi, l’errata pianificazione degli acquisti, lo scarso peso attribuito al valore economico di alcuni cibi, la scarsa consapevolezza sulla reale entità degli sprechi di cibo che un individuo produce.

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