02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)
AGRICOLTURA E FUTURO

Olio di oliva italiano, un’eccellenza in difficoltà, che chiede una svolta. Dai campi al mercato

Il messaggio del convegno firmato Confagricoltura e Unapol a Roma. Presto il “Tavolo di filiera” al Ministero dell’Agricoltura

L’olio di oliva italiano, extravergine in testa, è un’eccellenza mondiale, una delle grandi espressioni della biodiversità italiana, con tante cultivar e territori dal Nord al Sud, così come accade per il vino, ed espressione di un “saper fare” millenario, capace di rinnovarsi ed innovarsi continuamente. Ma è anche una filiera in grande difficoltà, con una produzione in calo strutturale: tra condizioni climatiche avverse, frammentazione produttiva (il 40% delle aziende olivicole ha meno di 2 ettari di oliveto), volatilità dei prezzi e della redditività, negli ultimi 20 anni i volumi di olive raccolte si sono ridotti di oltre il 30%, quelli di olio prodotto più del 38%, mentre il calo delle superfici si è limitato al 3%. “Una deriva che occorre a tutti i costi fermare. E sulla quale bisogna lavorare, subito, per riconquistare posizioni a livello internazionale e attivare una strategia nazionale unica lungimirante con risorse dedicate”: è il messaggio del settore olivicolo lanciato, oggi, dal convegno organizzato da Confagricoltura e Unapol a Roma, a Palazzo della Valle “Olio di oliva: dalla tradizione al futuro. Prospettive per l’olivicoltura italiana”, con tutti gli attori della filiera e le istituzioni.
“Abbiamo un quadro italiano fatto di luci e ombre e occorre ripensare alla filiera produttiva - ha affermato il presidente Confagricoltura, Massimiliano Giansanti - con investimenti concreti e senza far prevalere la visione ideologica. Se l’impresa è orientata al mercato, c’è bisogno di grande professionalità, perché altrimenti l’Italia perderà questa partita. Sul fronte internazionale il 73% della produzione è in mano a 5 Paesi: Spagna, Turchia, Tunisia, Grecia e Italia, ultima in questa classifica. Gli altri Paesi del bacino del Mediterraneo hanno saputo creare politiche settoriali mirate: Tunisia, Marocco, Egitto e Turchia stanno crescendo in maniera esponenziale. Non possiamo permetterci di stare a guardare”.
Ciò che frena l’Italia nella competizione internazionale sono più fattori, è emerso dal convegno, a partire da una strategia politica settoriale frammentata, con piani di settore territoriali, mentre occorre che si uniformino a quello nazionale in arrivo, anche per sfruttare al meglio le risorse che saranno messe in campo. A riguardo il sottosegretario all’Agricoltura, Patrizio la Pietra, ha annunciato la prossima convocazione del Tavolo Olio, per il quale “si sta lavorando alla definizione delle linee guida, in modo da essere immediatamente operativi, e a un’unica interprofessione che coinvolga tutti gli attori della filiera”. Ma c’è anche l’oliveto Italia da ristrutturare: il 61% delle piante ha più di 50 anni; il 49% ha una densità per ettaro inferiore a 140 piante e solo l’1,5% ha più di 400 piante per ettaro. Il quadro che emerge è di un oliveto Italia vecchio e poco competitivo, che necessita di essere rivisto.
Inoltre, “occorre aumentare la produttività, rendere la gestione dell’oliveto economicamente più sostenibile e al contempo favorire azioni di rinnovamento degli impianti produttivi con modelli moderni che consentano di accrescere la capacità competitiva, come gli impianti ad alta densità da implementare senza pregiudizi per varietà. Infine, ma non ultime, la formazione e la valorizzazione del prodotto, a iniziare dalle scuole e dalla ristorazione. L’olio di oliva italiano non è sufficientemente valorizzato, ma non è neanche conosciuto bene dai consumatori, i quali, nelle scelte della spesa, rischiano di affidarsi esclusivamente al fattore prezzo”, spiega una nota.
“Oggi abbiamo ribadito il nostro impegno nel rafforzare la collaborazione con Confagricoltura - ha affermato Tommaso Loiodice, presidente Unapol - confermando l’importanza di unire le forze per affrontare le criticità del settore olivicolo. L’eccessiva frammentazione delle aziende e la necessità di garantire un valore equo all’olio extravergine italiano sono sfide che richiedono visione e cooperazione. Formazione, innovazione e adeguamento alle nuove tecnologie sono le chiavi per dare slancio a un comparto storico, ma bisognoso di rinnovamento. Insieme, Unapol e Confagricoltura possono offrire risposte concrete per il futuro dell’olivicoltura italiana. Che non è solo un settore agricolo, ma un pilastro strategico per l’intero Paese, con ricadute significative non solo sull’economia rurale, ma anche sulla salute pubblica, sul turismo e sulla formazione. È quindi fondamentale un dialogo sinergico tra i diversi Ministeri, affinché si riconosca il valore trasversale di questo comparto e si adottino politiche adeguate a valorizzarne il ruolo sia a livello nazionale che internazionale”.
Con un mercato globale che offre spazi importanti per gli oli di oliva, e il know how italiano legato alle capacità e alla qualità del prodotto che ancora dà all’Italia un vantaggio competitivo che va sfruttato, senza rimandare.

Copyright © 2000/2025


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025

Altri articoli