Da una parte i numeri della produzione, che confermano un trend negativo per l’olio d’oliva italiano, una delle produzioni storiche e distintive del made in Italy agroalimentare, e mondiale, che arrivano dal Coi (Consiglio Oleicolo Internazionale), dall’altra la positiva conferma dei fondi per le associazioni olivicole italiane nella Pac (34 milioni di euro), nonostante i tagli al plafond complessivo, come ha raccontato agli EvooDays di Veronafiere l’europarlamentare Paolo De Castro. Si muove su queste due direttrici il sentiment non troppo positivo di una filiera strategia dell’Italia.
Secondo le stime Coi, la produzione mondiale 2020/2021 dovrebbe attestarsi sui 3,03 milioni di tonnellate, a -6,9%. Con un calo del -7% in Unione Europea, ma in gran parte ai danni dell’Italia. Perchè la Spagna, che si conferma leader mondiale con 1,4 milioni di tonnellate, registra una crescita produttiva addirittura del +24,4%. Al contrario del Belpaese, che, con un -26,2%, scende ad una produzione di 270.000 tonnellate, con qualche decimale in meno della Grecia (a -1,8%). Numeri, quelli del Coi, in linea con quelli già riportati da Ismea, ma che non possono che preoccupare la filiera tricolore.
“La forte riduzione della nostra produzione - afferma Walter Placida, presidente della Federazione Olivicola Italiana (Confagricoltura) - è ormai diventata endemica. Occorre risolverla presto con un approccio pragmatico e fattivo. Siamo diventati il terzo Paese produttore dopo Spagna e Grecia, rimanendo primi importatori e consumatori. La nostra olivicoltura è un patrimonio inimitabile che vive difficoltà strutturali e commerciali nonostante la qualità dei prodotti. Siamo primi al mondo per biodiversità, con oltre 500 cultivar che danno vita ad oli con profili aromatici unici nel panorama mondiale, senza contare la cultura, la qualità delle produzioni, la salvaguardia ambientale e paesaggistica, lo sviluppo e la ricerca tecnologica. È necessario un Piano Olivicolo Nazionale che consenta di impiantare nuovi oliveti e recuperare quelli abbandonati. Serve garantire, su tutto il territorio nazionale, valore al lavoro dei nostri agricoltori, riconoscendo un giusto sostegno alla filiera agricola impegnata nella produzione di un olio extravergine di oliva di qualità, garantendo un prezzo equo, adeguato e remunerativo. La discussione in ambito Coi per la modifica dei parametri qualitativi con la riduzione dei parametri di acidità, infine, potrebbe comportare la rimozione dal mercato di una fetta consistente pari al 50% della produzione italiana di extravergine. Ma non solo. Se non si valorizza l’esito del panel test, si corre il rischio di escludere dalla gamma degli extravergini oli con caratteristiche organolettiche ottime e continuare ad ammettere oli stranieri sensorialmente discutibili”.
Le buone notizie, invece, arrivano dall’Europa: “la Pac, seconda voce di spesa dopo il Recovery Plan nel bilancio europeo, ha subito una riduzione complessiva dei fondi disponibili, ma siamo riusciti a confermare i 34 milioni di euro destinati alle associazioni italiane dell’olio di oliva”, ha detto Paolo De Castro, eurodeputato, Coordinatore del Gruppo S & D alla Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, negli “Evoo Days”, il forum per l’approfondimento e il networking della filiera dell’olio extravergine di qualità (5-6 luglio 2021, a Veronafiere). “Il regolamento europeo sulle pratiche sleali - aggiunge - può essere molto utile anche al settore olio per riequilibrare i rapporti tra produttori e gdo. Molti Paesi l’hanno già recepito nel loro ordinamento, in Italia si attende che i ministeri delle Politiche Agricole e dello Sviluppo Economico trovino un’intesa per la sua piena applicazione”.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024