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Oltralpe cresce l’interesse per il vino italiano, specie per gli autoctoni e per le bollicine del Prosecco, come racconta a WineNews Bernardo Conticelli, project manager Italia di Bettane e Desseauve, i giornalisti del vino più importanti di Francia

In Francia l’interesse per il vino italiano continua a crescere, riflettendosi anche sui dati di vendita: basti pensare che il giro d’affari dell’imbottigliato tricolore, Oltralpe, ha toccato, nel 2015, i 95,8 milioni di euro, mentre le bollicine sono arrivate a quota 25,6 milioni di euro, con un balzo sul 2014 del 23,5%. Il Belpaese enoico, così, scopre di non essere più solo un rivale commerciale, ma un ospite gradito sulle tavole di Francia, come racconta, a WineNews, Bernardo Conticelli, project manager Italia di Michel Bettane e Thierry Desseauve, i due giornalisti del vino più autorevoli di Francia che, ormai da dieci anni, dedicano ampio spazio ai vini italiani nel loro appuntamento più prestigioso, Le Grand Tasting Paris, nei giorni scorsi, nella Capitale francese (www.grandtasting.com).
“C’è una nuova generazione di professionisti, fatta da sommelier, buyers e ristoratori - racconta Conticelli - sempre più interessati al vino italiano, e questo vuol dire ampliare le carte dei vini con un’attenzione particolare ai vini del Belpaese, così come è evidente la crescita dei professionisti che si occupano di vino italiano in Francia. Se dieci anni fa c’erano appena un paio di importatori specializzati, oggi se ne contano almeno 15-20, professionisti e società che si occupano sia di importazione che distribuzione, tutti in crescita, su base annua, del 10-15%, alcuni persino del 20%, sia in volume che in valore. L’interesse c’è, non è legato solo alla ristorazione italiana, che comunque ha sempre più estimatori, anche ad alti livelli, con diversi chef italiani a Parigi considerati tra i migliori di Francia. Anche nei bistrot, così come negli stellati, c’è sempre maggior interesse a dare spazio ai vini italiani. Del resto, è vero anche il contrario - continua Conticelli - con l’Italia sesto consumatore mondiale di Champagne, ma le prospettive per il vino italiano in Francia, pensando anche all’età media di chi approccia le produzioni de Belpaese, sono davvero molto interessanti”.

Francia ed Italia, in fin dei conti, si scoprono complementari: ci uniscono le produzioni da varietà internazionali, ma ci differenzia tutto il resto, dagli stili produttivi all’incredibile varietà dei nostri vitigni autoctoni, ed è proprio questo ad attrarre maggiormente i wine lovers d’Oltralpe, “è sulla diversità - spiega il project manager Italia di Michel Bettane e Thierry Desseauve, Conticelli - che cade l’interesse, dalle Regioni meno note ai vitigni meno conosciuti.
Barolo e Barbaresco, che esulano dalla categoria dei meno conosciuti, sono ancora i più apprezzati, anche per una certa vicinanza e prossimità territoriale e stilistica, per certi aspetti, con la Borgogna. Ma c’è grande interesse per i vini del Centro Italia, per i bianchi del Friuli, per la Sicilia, la nostra forza è la varietà, mentre i tagli bordolesi, che comunque piacciono, non sono la nostra testa d’ariete per sfondare sul mercato francese. Generano grande interesse, al contrario, il Frappato, il Cerasuolo, il Ciliegiolo ed altri vitigni, con il fenomeno Prosecco che in Francia vanta un trend di crescita assodato, a doppia cifra su base annua, dei consumi. Un boom - conclude Conticelli - che non è affatto in competizione con lo Champagne: è evidente che chi beve Prosecco e non beve Champagne non lo fa solamente per una ragione di costo ma anche di momento di consumo diverso, e d’altro canto è difficile che un appassionato di Champagne venga folgorato sulla via di Damasco dalla bollicine del Prosecco. Possono essere, invece, complementari, nelle modalità e nelle tempistiche di consumo”.

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