Una realtà del vino italiano che sta conoscendo uno crescente ritorno di interesse da parte di critica ed enoappassionati, tanto che i suoi due simboli enologici hanno fatto registrare nell’ultimo biennio un vero e proprio boom di vendite, che ha letteralmente svuotato le cantine: 11 milioni sono le bottiglie di Chiaretto e 21 milioni quelle di Bardolino piazzate ogni anno sui mercati, con l’ultima vendemmia, non facile dal punto di vista meteo, che ha fatto registrare un aumento del valore delle le uve mediamente del 20-30% e in parallelo anche le vendite di vino all’ingrosso hanno cominciato a segnare incrementi di quotazione nell’ordine del 20%. Ecco la fotografia del Bardolino, denominazione d’origine storica del panorama vinicolo italiano (tra le prime Doc, nel 1968) e del Chiaretto, la sua versione rosata, alla vigilia dell’“Anteprima” della nuova vendemmia 2010, promossa dal Consorzio di tutela del Bardolino da domani al 6 marzo a Lazise (info: www.ilbardolino.com).
Certamente, nel successo crescente di questa realtà del vino italiano, “un ruolo importante l’ha giocato un cambiamento di gusto del consumatore - dice il presidente del Consorzio di tutela del Bardolino, Giorgio Tommasi - che è tornato a cercare vini di tradizione, che si abbinino senza problemi alla tavola quotidiana, ad un prezzo corretto, ed in questo sia il Bardolino che il Chiaretto hanno pochi rivali. Ma è altrettanto certo che ampia parte del merito va attribuito ai viticoltori e ai produttori, che si sono impegnati non solo dal lato qualitativo, ma soprattutto per un ritorno alla classicità dei nostri vini. Il recupero degli aspetti identitari, e dunque del carattere fruttato e speziato del Bardolino e del Chiaretto, dell’estrema bevibilità, di una freschezza quasi salina, di un’assoluta abbinabilità sia con la cucina quotidiana che con quella d’alta ristorazione, ci ha riproposti all’attenzione del pubblico e della critica. I risultati sono tangibili - spiega Tommasi - e dall’ultima vendemmia abbiamo potuto riconoscere quotazioni crescenti alla nostra filiera produttiva”.
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