File di centinaia di coloratissimi ombrelloni piantati tra i filari, chiusi e legati con grandi nastri colorati nell’attesa di una nuova stagione, che rappresentano un’idea di rinascita post-pandemica evocando la ripresa dell’Italia dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e le immagini forti e simboliche delle grandi spiagge affollate in un Belpaese che recuperava un’economia florida e un benessere che aveva perduto e forse mai avuto. Ecco “La Plage” (“La spiaggia”), l’installazione di landart del grande artista camerunense Pascale Marthine Tayou, nel Vigneto Pusterla, la vigna urbana più grande d’Europa nel cuore di Brescia, una delle città più colpite dall’emergenza Covid, “custodita” dalla storica cantina del Franciacorta Monte Rossa, e dove è possibile ammirarla dal 21 giugno al 21 ottobre.
I quattro ettari vitati del Vigneto Pusterla, le cui origini risalgono al 1037, coltivato dal monastero regio di Santa Giulia alle pendici del Castello di Brescia (“Luogo del Cuore” Fai), oggi di proprietà di Monte Rossa, si preparano ad accogliere la creatività di Tayou, in collaborazione con l’associazione Bellearti, tra i filari di Invernenga, l’uva autoctona a bacca bianca coltivata a pergola con ceppi originali di quasi un secolo, che diventano una spiaggia visibile da Via Pusterla e dalla cima del Cidneo. “L’arte, come il vino è sinonimo di gioia e condivisione. Occasioni per emozionarsi che amo creare, sia con i miei vini sia accogliendo progetti originali come questo - sottolinea Emanuele Rabotti, produttore del cortometraggio “Cabochon” premiato a Cannes e alla guida della cantina che custodisce opere d’arte contemporanea come la statua della bottiglia cavalcata da un cavaliere di Armando Riva nel vigneto storico - mi piace pensare a “La Plage” di Tayou, uno degli artisti africani più noti al mondo con numerose esposizioni internazionali e biennali d’arte, come l’apripista della nostra missione 2023, quando Brescia insieme a Bergamo saranno Capitali Italiane della Cultura”.
“Il mondo intero - spiega l’artista - si porta addosso da più di un anno una misteriosa e sinistra tortura, dramma invisibile che non risparmia nessuno, di cui Brescia è divenuta simbolo. Una fioritura di ombrelloni piantati nel vigneto, come un sogno a colori, ci invita alla tavola della felicità. Progetto e simbolo della rinascita: il ricordo che mi auguro di tenere per sempre dell’Italia, quasi un pixel della gigantesca fotografia della mia gioia di vivere all’italiana”.
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