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Panorama Economy

Zaia, 10 in immagine (ma poi passi ai fatti) ... Luca Zaia rischia di guadagnare, per la prima volta nella storia del ministero delle Politiche agricole, il record di ministro con maggior visibilità di questo governo. Zaia sa muoversi, viene dal mondo della comunicazione e conosce le leve per interessare i giornalisti. Non importa che argomento affronti, è il ministro tra la gente e per la gente e riesce sempre a guadagnarsi spazio nei telegiornali e sulle prime pagine dei quotidiani.
L’agricoltura con lui non sarà più negletta e riservata agli addetti ai lavori, ma diventerà una problematica conosciuta da tutti per i risvolti socioeconomici. Lo Zaia “agricolo” non è né di destra né di sinistra, è semplicemente populista, passa dallo Slow food alle marce per le quote latte con estrema disinvoltura, l’importante è essere sempre visibile.
L’agricoltura italiana è stata negli ultimi anni occupata manu militari dai tutori del lardo di Colonnata, i portabandiera di quel mondo di nicchia che ha avuto largo spazio sui giornali e in tivù, ma non rappresenta l’economia agricola. Le aziende agricole più importanti sono quelle che producono le commodities e che ogni giorno devono affrontare le problematiche dei costi: lavoro, energia e parco macchine. Ma questo tipo di aziende non desta l’attenzione della stampa, più interessata ai piccoli produttori, come l’apicoltore della Stazione centrale di Milano.
Vorrei dare un consiglio a Zaia e cioè di uscire da quella enclave comunicazionale che tanto piace ai giornali, rilanciando con i fatti i problemi dell’agricoltura italiana. Oggi le nostre aziende hanno difficoltà a esportare perché non sono supportate dall’Ice e le catene della grande distribuzione che hanno conquistato l’Europa sono tutte francesi e scioviniste. Vino, olio, formaggi, salumi e ortofrutta hanno bisogno di supporto sia nell’export sia in Italia.
Zaia, lei che è stato presidente della Provincia di Treviso conosce l’esempio virtuoso delle aziende del territorio. I coltivatori di prodotti pregiati come il radicchio rosso e gli asparagi bianchi da anni accolgono direttamente i consumatori in azienda, senza spreco di tempo e costi di trasporto. Le vendite in azienda e i farmer market, però, non possono rappresentare una soluzione strategica perché l’agricoltura italiana ha bisogno di aiuti strutturali.

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