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Panorma Economy

2008 l’anno dei record ... Una crescita del 4%. Un saldo attivo, nel settore manifatturiero, di oltre 61,4 miliardi di euro. I consumi in crisi. La svalutazione del rublo...E le strategie per reagire... …È proprio questo il punto: non bisogna farsi prendere dal panico. Perché la cautela va bene, ma chi non ha problemi oggettivi non dovrebbe bloccare i suoi progetti. A pensarla così è anche Emanuele Plata, amministratore delegato di Trading Agro Crai che, partecipata da Crai Secom, Consorzio Grana Padano, Cavit, Conserve Italia, San Daniele Service, Frantoi Artigiani d’Italia, Boscolo Etoile e dallo stesso Emanuele Plata, è stata, costituita nel luglio 2007. Con un obiettivo preciso: dare vita a “Piazza Italia”, il più grande food center italiano al mondo. Anche in questo caso c’è lo zampino della Simest, entrata con il 39% nel capitale di Crai Beijing Commercial Limited, società di diritto cinese istituita nel marzo 2008, proprio a ridosso del taglio del nastro di Piazza Italia. “Il terzo e ultimo piano della struttura pilota a Pechino, distribuita su una superficie complessiva di 3.600 metri quadrati, è stato inaugurato a fine novembre quando i venti della crisi erano già evidenti anche in Cina” dice Plata. Il manager-imprenditore oggi importa in Cina i prodotti di 146 aziende agroalimentari italiane, in genere medio-piccole, ma non esclude che il loro numero possa crescere. “Il nostro piano d’espansione prevede l’apertura di altri tre centri a Shanghai, a Tiaanjim e a Hangzhou, per un investimento di 9 milioni di euro e un fatturato a regime di 35-40 milioni”.

È allo studio, poi, una rete indiretta in franchising di shop-in-shop e di cash & carry. “In Cina c’è ancora parecchio spazio per crescere” aggiunge Plata. Secondo i suoi conti, a fine 2007 l’export di prodotti alimentari italiani nel Paese del Dragone valeva 50 milioni di euro: oggi sarà il doppio, o quasi, ma le potenzialità arrivano addirittura a 1,4 miliardi.

Bisogna rimboccarsi le maniche, insomma. Perché, oltre la crisi, il mercato c’è. Soprattutto per i prodotti di qualità. Quelli delle cosiddette “4A”, ossia abbigliamento-moda, arredo-casa, alimentari e automazione-meccanica: i settori che hanno trainato il made in Italy nel mondo e oggi hanno buone possibilità di continuare a farlo. “Nei primi dieci mesi del 2008 l’automazione-meccanica ha dato un surplus commerciale di 41,5 miliardi di euro” calcola Fortis. “Nel 2009 ci sarà un rallentamento, ma le nostre speranze di ripresa poggeranno ancora su questi quattro pilastri; che altri Paesi non hanno”.

Certezze non ce ne sono, è ovvio. Ma le elaborazioni fatte da Assocamerestero su dati Istat per il primo trimestre del 2009 fanno ben sperare: per il solo sistema moda si stimano incrementi ancora a doppia cifra in mercati strategici come la Russia (il 32,1% in più), l’India (il 25,8%) e la Cina (il 17,1%). Bene anche i mobili, che sempre in Cina e in India dovrebbero registrare, rispettivamente, un balzo del 65,4% e del 51,7%. Mentre l’agroalimentare, a conferma delle parole di Plata, segnerà un più 65,5% in Cina e addirittura un più 69% in Turchia. Interessanti anche le aspettative sul Brasile: più 23,9%. “L’exploit non è un caso” commenta Giandomenico Auricchio, presidente di Federalimentare. “I nostri prodotti sono considerati al vertice per qualità e sicurezza e, nonostante le difficoltà economiche, continuano a riscuotere notevole successo”.

Al punto che l’export alimentare alla fine del 2008 dovrebbe attestarsi su valori mai raggiunti prima: 20 miliardi di euro circa, in crescita del 7-8% sul 2007, il doppio cioè di quanto stimato per l’intero commercio estero italiano. Il 2009 sarà più difficile, ovvio, ma Auricchio non molla: “Gli spazi per crescere non mancano” garantisce. Qualche rinuncia però, nell’alimentare come altrove, andrà fatta. Per Esposito di Assocamerestero molte imprese, pur di mantenere le posizioni sui mercati, accetteranno una riduzione anche consistente dei margini. E aggiunge: “C’è un cambiamento di mentalità. Anni fa la logistica del “mordi e fuggi” era prevalente. Oggi che va all’estero lo fa per rimanerci e, dunque, anche il taglio dei margini verrà fatto in un’ottica di investimento”. ...

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