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PAOLO PANERAI, EDITORE E VIGNERON, SPIEGA AI MICROFONI DI WINENEWS.TV I PREGI E I DIFETTI DELLA VENDITA “EN PRIMEUR” DEI VINI BORDOLESI E DEI TENTATIVI ANALOGHI NEL BEL PAESE DA PARTE DELLA CASTELLO BANFI, ANTINORI, FRESCOBALDI, ROCCA DI FRASSINELLO

Italia
Paolo Panerai

La tradizione della vendita “en primeur” dei vini di Bordeaux poggia su una storia plurisecolare e su professionalità ormai affermate, che ne fanno un meccanismo ben rodato e difficilmente propenso ai cambiamenti, ma, spiega Paolo Panerai, editore e vigneron nel Chianti Classico e in Maremma, “non permette ai grandi chateaux di vendere i loro vini direttamente in azienda, pratica che, negli Stati Uniti garantisce tra il 25 e il 30% delle entrate”. Attualmente, questo metodo di vendita è criticato da prestigiosi “wine-writer” come Jansis Robinson che lo definisce un “gioco”, che penalizza gli acquirenti.

Le critiche della Robinson, per il presidente di Class Editori, sono giustificate “perché la vendita “en primeur” impedisce agli chateaux di farsi conoscere direttamente dagli acquirenti, mentre l’attuale assetto della comunicazione nel mondo del vino vede crescere sempre di più questa esigenza e - continua Panerai - tale struttura di vendita può apparire semplicemente come una speculazione”.

I tentativi di applicare questo modello anche in Italia hanno dovuto scontrarsi con un contesto, quello del Bel Paese enoico, completamente diverso da quello francese ed hanno percorso la strada offerta dagli strumenti finanziari. Così, se da un lato il primo esperimento operato in Italia da “Castello Banfi consisteva sostanzialmente in una “prevendita” - spiega Panerai - successivamente, ed è quello che abbiamo noi, ci siamo completamente affidati ad una banca ai suoi sportelli, e alla sua garanzia finanziaria. Lo strumento finanziario scelto è stato il prestito obbligazionario con warrant, che - spiega Panerai - giova a chi ha un vino che è destinato a rivalutarsi e la cui vendita immediata ne finanzia l’invecchiamento. Questo è quanto avvenuto nel caso dell’operazione compiuta da Antinori e da Mediobanca, quando l’azienda fiorentina è uscita sul mercato con il suo primo Brunello di Montalcino. Poi c’è stato anche il caso di Frescobaldi, sempre con Mediobanca, e Rocca di Frassinello, che insieme a Ubm, la Banca d’affari di Unicredito, ha fatto la stessa operazione. Tutte iniziative coronate da successo, in cui il rendimento di partenza era contenuto rispetto ai tassi d’interesse, ma con il vantaggio di acquistare vini a cifre più basse e se i vini in questione vengono trattati anche alle aste, il guadagno diventa evidente”.

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