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VINO E TERRITORIO

Parlare ai giovani tra qualità e ricerca, riscoprendo il passato: il futuro del vino di Orvieto

Le riflessioni di “Benvenuto Orvieto di Vino”, che celebra il vino che fu di Papi es Imperatori, e chiamato da D’Annunzio “sole d’Italia in bottiglia”

Un vulcano ed il mare, milioni di anni fa, a formare il territorio. Poi il vino, nato lungo la via Francigena, “non una strada, ma un’idea che ha formato la cultura europea, e lungo la quale, dall’anno Mille in poi, sono nati Vernaccia di San Gimignano, Moscadello di Montalcino, quando ancora il Brunello di Montalcino non esisteva, e poi Orvieto, Est Est Est, Bianco di Pitigliano. Tutti bianchi perchè si andava verso piccola glaciazione, e maturavano solo le uve bianche, intorno ai territori e ai conventi che sono quelli che nel Medioevo hanno fatto e salvato la viticoltura europea”. Parte da uno spaccato di storia per parlare di futuro, come spesso accade, il professor Attilio Scienza, ad “Orvieto di Vino”, kermesse del Consorzio guidato da Vincenzo Cecci, di scena oggi 29 maggio,voluta per raccontare la bellezza e la ricchezza del territorio. Dove domina storia di un vino antico l’Orvieto, che uno dei miti della letteratura italiana Gabriele D’Annunzio definì “sole d’Italia in bottiglia”, e che era già amato dagli Imperatori di Roma, e poi dai Papi, come Paolo III Farnese e Gregorio XVI, e che proprio grandi artisti rinascimentali come Pinturicchio e Signorelli chiesero come vitalizio tra la fine del Quattrocento ed il Cinquecento, nei lavori per gli affreschi del capolavoro d’arte romanico-gotico che è il Duomo. “È un territorio che va raccontato, perchè può dire tanto, e perchè lo storytelling non è più una scelta, ma un obbligo. Oggi il territorio di Orvieto è diviso in tre parti diverse, una occidentale vulcanica, una orientale e più “marina” per effetto di quanto accaduto milioni di anni fa, quando la Toscana era ancora un arcipelago e al posto della pianura padana c’era un grande golfo, e parte nord più fluviale lungo il fiume Paglia. Vanno sviluppate le Unità Geografiche Aggiuntive per raccontare la diversità del territorio e le caratteristiche dei vini che ne nascono, va sviluppata la narrazione di Orvieto, e servono alleanze tra produttori per sfidare i mercati del mondo, e rivitalizzare il territorio, non solo la città, come destinazione turistica”.
Parliamo di un territorio di 1.965 ettari vitati, da cui nascono 11 milioni di bottiglie all’anno ancorate ad uve come il Grechetto ed il Procanico, e dove si sta ritagliano spazio anche la piccola denominazione del Rosso Orvietano Doc, per ora di appena 43 ettari per 30.000 bottiglie all’anno. E di un territorio dove convivono grandi realtà industriali e tante piccole cantine e artigiani del vino, con nomi storici come Barberani, e dove brilla la stella più luminosa che è quella del Castello della Sala di Antinori, che ha dato lustro alla denominazione.Che, dalla sua storia, guarda al futuro: “vogliamo parlare soprattutto ai giovani, far conoscere loro il vino di Orvieto ed il territorio, raccontando sempre meglio quello che siamo e quello che facciamo, investendo in qualità, comunicazione e ricerca”, ha detto a WineNews il presidente del Consorzio, Vincenzo Cecci. Tracciando la strada per il domani di uno dei più importanti vini dell’Umbria.

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