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LE FESTE A TAVOLA

Per il menù di Natale gli italiani non risparmiano: a tavola vincono i prodotti della tradizione

Analisi Coldiretti/Ixè: la maggioranza (31%) spenderà tra 50 e 100 euro. Si festeggerà principalmente a casa, tra i dolci il panettone è in testa
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Il panettone è il “re” dei dolci natalizi

Magari si cercherà di risparmiare su altro, perché il periodo non è privo di difficoltà, ma sul menù delle feste gli italiani non vogliono lesinare. Il Natale a tavola “costa” una media di 115 euro a famiglia, il 10% in più sulle feste del 2022, facendo segnare un ritorno ai livelli pre pandemia. A dirlo è l’indagine Coldiretti/Ixè su “Il Natale sulle tavole degli italiani”, presentata, a Roma, sull’assemblea elettiva dell’organizzazione agricola.
Il calo dell’inflazione, per lunghi mesi spauracchio delle famiglie, ha avuto effetti positivi, sottolinea Coldiretti, anche sulle scelte dei pasti natalizi, tanto che la maggioranza degli italiani (31%) spenderà tra 50 e 100 euro, mentre un altro 29% si spingerà fino a 200 euro e il 10% arriverà a 300 euro (il 4% anche oltre). Solo un 7% conterrà il budget sotto i 30 euro mentre il 13% lo si manterrà tra i 30 e i 50 euro mentre un 6% preferisce non rispondere
. A livello territoriale che spenderà di più sono gli italiani delle Isole, continuano Coldiretti/Ixè, con una media di 148 euro a famiglia, davanti a quelli residenti al Sud (127 euro) e del Nord Ovest (109 euro) che si piazzano poco davanti al Centro (105). I più “parchi” sono i residenti del Nord Est, con appena 99 euro a famiglia. Tornano le “tavolate”, per Natale 2023 la media sarà di quasi 8 commensali, anche qui con notevoli differenze lungo lo Stivale: siciliani e sardi i più “social”, con una media di circa 10 persone, mentre i più “solitari” sono gli abitanti del Nord Ovest con 7 invitati.
Per la scelta del luogo dove festeggiare il Natale, l’88% degli italiani lo passerà a casa, divisi tra chi lo farà nella propria abitazione (54%) e chi da parenti e amici (34%). Una minoranza del 6% sceglierà invece un ristorante o un agriturismo, ma c’è anche un 6% che deciderà all’ultimo momento. Per quanto riguarda la scelta degli alimenti anche quest’anno vince la tradizione. Se nel menu della vigilia sarà servito soprattutto il pesce, a Natale prevale la carne e vincono bolliti, arrosti e fritti, dall’agnello ai tacchini, ma anche minestre, zuppe, paste ripiene, cappelletti in brodo e pizze rustiche. Il “gran finale” è per i dolci tipici della tradizione regionale che saranno presenti in quasi 6 tavole su 10 (58%) con un aumento degli acquisti dell’11% rispetto allo scorso anno. Il re delle feste resta il panettone, presente nel 78% delle case, davanti al pandoro (73%), ma c’è anche un 41% di italiani che ha scelto di preparare da sé i dolci tipici del Natale, una attività che è tornata ad essere gratificante all’interno delle famiglie, anche con il coinvolgimento dei bambini.
Da Nord a Sud del Belpaese, sottolinea la Coldiretti, le curiosità sono moltissime e tutte fortemente legate alla tradizione locale dei territori d’Italia. In Basilicata non possono mancare i calzoncelli di pasta fritta con ripieno di mandorle e zucchero oppure castagne e cioccolato, in Calabria si consuma la pitta “mpigliata” con la sua caratteristica forma a rosellina (o rosetta). In Campania è il tempo di roccocò e susamielli, mentre in Puglia troviamo le cartellate baresi, nastri di una sottile sfoglia di pasta, unita e avvolta su sé stessa sino a formare una sorta di “rosa” impregnata di vincotto tiepido o di miele, e poi ricoperte di cannella, zucchero a velo oppure mandorle. In Friuli torna la gubana, una pasta dolce lievitata, con un ripieno di noci, uvetta, pinoli, zucchero, grappa, scorza grattugiata di limone, dalla caratteristica forma a chiocciola; in Emilia Romagna vince la spongata ripiena di miele, uva passa, noci, pinoli, cedro mentre in Liguria il pandolce (impasto di farina, uvetta, zucca candita a pezzetti essenza di fiori d’arancio, pinoli, pistacchi, semi di finocchio, latte e marsala). In Lombardia troviamo il Panun de Natal, un dolce ricco di frutta secca e molto profumato fatto con il grano saraceno e che può avere la forma di un filoncino leggermente appiattito o più raramente di una pagnotta rotonda, rigonfia al centro. Non mancano specialità anche nelle isole come in Sicilia con i buccellati di Enna (dolci tipici ripieni di fichi secchi). Ma ogni regione offre le sue specialità come in Valle d’Aosta il Flantze, in Piemonte il Crumbot, in Veneto la Pinza, in Trentino lo Zelten, in Toscana il Panforte, nelle Marche il Frustingo, in Umbria il Pampepato, nel Lazio il Pangiallo, in Abruzzo il Parrozzo, in Molise il Cippillati di Trivento e in Sardegna il Pabassinas. Ma a tavola trovano spazio anche i regali enogastronomici tra i più gettonati perché rientrano tra i “doni utili” ma anche per l’affermarsi di uno stile di vita attento alla riscoperta della tradizione a tavola, che si esprime con la preparazione “fai da te” di ricette personali per serate speciali.
“In questi giorni di festa chiediamo agli italiani di sostenere il consumo di prodotti alimentari Made in Italy per aiutare l’economia, il lavoro ed il territorio nazionale in un momento di difficoltà”, questo è l’appello lanciato dal presidente Coldiretti, Ettore Prandini, nel sottolineare che nei giorni delle feste di Natale e Capodanno saranno spesi in pranzi, cenoni, regali e viaggi oltre 10 miliardi in prodotti alimentari e bevande. “Per aiutare le famiglie in difficoltà a trascorrere un Natale più sereno - continua Prandini - abbiamo, inoltre, attivato in tutti i mercati contadini di Campagna Amica - La Spesa sospesa, dove i cittadini possono donare prodotti alimentari ai più bisognosi che potranno portare sulla tavola delle feste generi alimentari made in Italy, di qualità ed a km zero. Un’esperienza grazie alla quale abbiamo raccolto fino ad oggi oltre 10 milioni di chili di frutta, verdura, formaggi, salumi, pasta, conserve di pomodoro, farina, vino e olio 100% italiani”.

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