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“PER NON PERDERE I SUOI PRIMATI E CRESCERE ULTERIORMENTE, L’INDUSTRIA ALIMENTARE EUROPEA, E CON ESSA QUELLA ITALIANA, DEVE PUNTARE SEMPRE PIU’ SU RICERCA, INNOVAZIONE, FORMAZIONE” E SODDISFARE I CONSUMATORI: COSI’ IL DIRETTORE FEDERALIMENTARE, ROSSI

L’industria alimentare europea si impone come primo settore manifatturiero dell’Unione Europea (13,4%), seguito dalla meccanica e dalla chimica, con un fatturato di 913 miliardi di euro e vanta un ulteriore primato: offre occupazione, nelle 308.000 aziende alimentari presenti nell’Ue, a ben 4, 3 milioni di addetti (13,5%). Grande importanza rivestono in Europa come in Italia le Pmi che realizzano quasi il 50% del fatturato complessivo dell’industria alimentare e occupano il 63% degli addetti. Le esportazioni di prodotti alimentari dall’Europa raggiungono i 54,7 miliardi di euro, mentre le importazioni totalizzano 52,7 miliardi, per un bilancio commerciale in attivo di 2 miliardi di euro. “Per non perdere questi primati e crescere ulteriormente - sottolinea il direttore generale di Federalimentare Daniele Rossi - l’industria alimentare europea, e con essa quella italiana deve puntare sempre più su ricerca, innovazione e formazione e farlo in particolar modo attraverso le Piattaforme Tecnologiche Europee, iniziative spontanee paneuropee del sistema industriale che coinvolgono imprese con un ruolo leader, Federazioni di settori, istituzioni di ricerca, il mondo finanziario, autorità pubbliche, nazionali e locali, nonché gli operatori della filiera, i media e i consumatori”.

Per Federalimentare, in riferimento al settore alimentare, riveste fondamentale importanza la Piattaforma Tecnologica Food for Life che ha tra i suoi obiettivi la promozione di una dieta salutare, la possibilità di offrire ai consumatori cibi adatti alle più svariate occasioni di consumo con un alto contenuto in termini di confezionamento e servizio, il continuo miglioramento della sostenibilità ambientale della produzione alimentare, la comunicazione, la formazione ed il trasferimento tecnologico alle imprese. In questo momento, con l’innalzamento dell’età media della popolazione, le abitudini alimentari e i valori nutrizionali secondo Federalimentare svolgono un ruolo significativo in fatto di benessere dei consumatori: si prevede infatti che le patologie connesse allo stile di vita aumenteranno rapidamente nei prossimi decenni. Per questo motivo la ricerca in ambito alimentare sta concentrando la propria attenzione su “nutrizione e salute” per venire incontro alle preoccupazioni dei cittadini.

E’ in questa direzione che operano le Piattaforme Tecnologiche Europee e ancor più quelle nazionali, formate allo scopo di collegare la Pte e gli stakeholders dei diversi Paesi. A coordinare il lavoro delle 35 Piattaforme Nazionali “figlie” di Food For Life è proprio la Piattaforma Italiana coordinata da Federalimentare con Enea, Inran e Università di Bologna che, dal 2007 ad oggi, ha delineato le strategie e gli obiettivi di questo ambizioso progetto: orientare la politica economica in materia alimentare in favore della ricerca e dell’innovazione; coordinare le attività di ricerca in fatto di alimenti e nutrizione; rafforzare le basi scientifiche e tecnologiche dell’industria alimentare; favorire lo sviluppo e la competitività internazionale, soprattutto a servizio delle Pmi.

Anche i consumatori italiani, come quelli del resto d’Europa, pongono particolare attenzione al contenuto salutistico degli alimenti. Persino in un momento di crisi economica come quello attuale, il fattore più importante nella scelta di un prodotto è dato dalla sua valenza qualitativa e salutistica (62%), poi dalla marca (46%) e solo in terza posizione dal prezzo (44%). In grande crescita anche l’interesse verso gli aspetti funzionali del cibo (37%) e i cosiddetti “alimenti funzionali”, ovvero quelli che hanno effetti positivi su una o più funzioni specifiche dell’organismo, aldilà dei normali effetti nutrizionali, e capaci di influire sul miglioramento dello stato di salute e di benessere.

“Se poi andiamo a vedere come si orientano le scelte dei consumatori italiani per tipologia di alimento - prosegue Rossi - scopriamo che le scelte si dirigono verso fasce di prodotti a sempre più elevato valore aggiunto”. L’alimentare “tradizionale classico” (la pasta, le conserve, i formaggi, il vino, l’olio, ecc.) copre circa il 66% del fatturato alimentare totale (pari a circa 80 miliardi di euro). Per Federalimentare si tratta di un dato forte, ma comunque inferiore a quello che rappresentava fino a 10-15 anni fa. Infatti c’è una fetta di mercato notevole - pari a circa 20 miliardi di euro (17% del fatturato totale) - che può essere chiamata del “tradizionale evoluto”.

I prodotti tradizionali si stanno evolvendo verso nuove proposte non solo di confezionamento e servizio, ma anche di caratterizzazione per andare incontro alle nuove esigenze dei consumatori. Ad esempio: i sughi pronti, gli oli aromatizzati, i condimenti freschi (come il pesto), i prodotti e i piatti precotti a lunga conservazione a temperatura ambiente, i surgelati “generici”, i formaggi duri e molli tradizionali a bassa percentuale di grassi, i nuovi tipi di pasta fresca condita, la vasta gamma di prodotti dolciari nuovi, la cioccolata sposata ad altri prodotti come il caffè, lo stesso caffè in cialde per le macchinette da espresso, e così via. Al terzo posto si confermano le “denominazioni protette”: un vero e proprio patrimonio gastronomico che copre oltre il 9% circa del mercato (11,2 miliardi euro).

In grande crescita poi, secondo Federalimentare, i “nuovi prodotti”, tra cui gli alimenti funzionali, con un valore di 10 miliardi di euro (oltre l’8% del fatturato totale). Sono cibi e bevande dall’alto valore aggiunto e dall’elevato contenuto di innovazione e di servizio, che soddisfano sia le richieste dei consumatori dal punto di vista della conservazione e della preparazione del cibo, che da quello nutrizionale e salutistico: bevande energetiche o innovative, yogurt “funzionali”, alimenti alleggeriti (light) o arricchiti (fortificati), preparazioni gastronomiche (primi e secondi piatti freschi, surgelati e precotti), cibi salutistici (fitness, wellness), prodotti per categorie specifiche di consumatori (giovanissimi, anziani, celiaci, diabetici, ecc.) e nutraceutica (vitamine, integratori, barrette dietetiche, ecc.). Fanalino di coda, il “biologico”, che totalizza appena lo 0,7% del fatturato complessivo dell’industria alimentare italiana (0,8 miliardi di euro), che andrebbe ripensato in conformità alle politiche europee e rilanciato non solo nel nostro Paese ma anche in molti altri Paesi occidentali.

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