Ci sono bambini che non giocano più a fare la guerra, perché quella tra Russia-Ucraina è anche la loro guerra. “Ci sono donne e bambini che fuggono da questo orrore e vorrei che i Paesi europei ospitassero i profughi per dar loro da mangiare”, ha scritto Amelia sul quaderno, dall’alto dei suoi 9 anni. Associare la guerra alla parola fame è comune nei bambini, semplicemente perché è la verità. Nel mondo c’è abbastanza cibo per sfamare tutti, ma incredibilmente 3 miliardi di persone non possono permettersi un’alimentazione sana. E chi subisce le conseguenze peggiori sono i bambini, soprattutto in un’emergenza. La fame è causa e conseguenza di conflitti e l’80% dei bambini malnutriti vive in Paesi con conflitti in corso, molti causati da controversie sul cibo, sull’acqua o sulle risorse per produrli. Da “genitori a genitori”, con i quali di solito parliamo di educazione alimentare e sana alimentazione, in molti in questi giorni chiedono a WineNews, con la stessa evidenza di un bambino, perché in un mondo in cui la ricerca agroalimentare è all’avanguardia ed ha inventato il cibo per lo spazio, che ha messo piede sulla Luna e ora la propone come meta di turismo, si muore ancora di fame e si fa la guerra, e la sfida più difficile è proprio quella di un nuovo modo di produrre il cibo, trasformando i sistemi agroalimentari per renderli più efficienti, resilienti e sostenibili, in un percorso che necessariamente coinvolga tutti, adulti e bambini. E perché, le stesse risorse economiche, ma anche umane e ambientali, che muovono le economie mondiali e sono usate per migliorare le armi e continuare a fare la guerra ancora nel 2022, non possano essere convertite nel raggiungere obbiettivi come questo - o finanziare la ricerca medica per affrontare una pandemia - per sempre.
Secondo “Save the Children”, la combinazione letale di pandemia, cambiamenti climatici e conflitti ha portato alla più grave emergenza alimentare del nuovo secolo: nel 2020 si stima che il 12% (dall’8,4% del 2019) della popolazione mondiale abbia vissuto uno stato di grave insicurezza alimentare, 928 milioni di persone, con l’aggravarsi non solo dell’Africa, ma anche dell’America Centrale e dell’Asia; che 710 milioni di minori vivano nei 45 Paesi a più alto rischio di subire l’impatto della crisi climatica; che la chiusura delle scuole per il Covid abbia impedito a 370 milioni di bambini di avere accesso all’unico pasto sicuro; e che i bambini e le bambine che vivono nelle aree di confitto hanno fino a tre volte in più la probabilità di essere malnutriti. Nello stesso 2020, stando all’Eurostat, l’8,6% della popolazione dell’Unione Europea e più di una persona su cinque a rischio di povertà (21,7%) non poteva permettersi un pasto a base di carne, pesce o un equivalente vegetariano ogni due giorni.
Dietro ai volti smarriti di fronte alla guerra dei compagni ucraini e russi, ci sono storie dalle quali è difficile tenere lontano gli stessi bambini. Dopo il trauma della pandemia - che ha reso più lontano anche l’obiettivo di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite di raggiungere “Fame Zero” entro il 2030 - all’attenuarsi della quale avevano da poco ricominciato a giocare anche a fare la guerra, ora ci ritroviamo a cercare le parole per spiegarli che cosa è davvero una guerra.
Per dare voce a questa angoscia profonda e mobilitare le coscienze, nel Messaggio per la Quaresima, Papa Francesco ha invitato tutti, credenti e non credenti, oltre ogni confine, a fare del 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri, una giornata di digiuno per la pace, pronunciando ancora una volta parole universali e chiarissime anche per dare una risposta alle domande di un bambino: tacciano le armi, Dio sta con gli operatori di pace, non con chi usa la violenza.
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