Il Ministero della Salute ha confermato l’esistenza in Italia, al momento, di sei focolai di peste suina africana in altrettanti stabilimenti in Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna. Lo evidenzia una nota firmata dal dg Giovanni Filippini, il quale informa che saranno prese misure straordinarie “per rinforzare il sistema dei controlli, al fine di scongiurare l’ulteriore diffusione della malattia (non pericolosa per l’uomo, ndr) e nell’ottica di adottare misure di contrasto uniformi sul territorio”. Il tutto accade mentre diventano effettive, in questi giorni, le dimissioni di Vincenzo Caputo, l’ormai ex Commissario straordinario per la peste suina africana nominato dal Governo nel febbraio 2023. Le ragioni delle dimissioni ufficialmente sono “motivi personali” e arrivano qualche settimana dopo il report Euvet (Eu Veterinary Emergency Team) della Commissione Europea che ha stroncato l’Italia sulla gestione della peste suina lamentando scarsa strategia e finanziamenti insufficienti.
I sei focolai, confermati tra il 26 e il 30 luglio, si trovano in alcuni stabilimenti di riproduzione in provincia di Milano, Pavia, Novara e Piacenza. In due di questi, esattamente quello di Trecate nel Novarese (il primo a essere scoperto) e in quello di Mortara nel Pavese, sono stati predisposti i piani di abbattimento dei suini scatenando le reazioni di agricoltori e animalisti.
La Coldiretti ha ribadito come da tempo l’associazione avesse denunciato la situazione di pericolo per le aziende, auspicando investimenti finalizzati a garantire una maggiore biosicurezza negli allevamenti: “interventi necessari per scongiurare quello che sta accadendo, ovvero l’abbattimento insensato di centinaia di animali sani perché si è trovato un cinghiale infetto a qualche chilometro di distanza. Per questo - prosegue Coldiretti - nell’ultimo mese oltre 50.000 agricoltori si sono mobilitati per chiedere alle Regioni dei piani di intervento straordinario per il contenimento della fauna selvatica incontrollata, che oggi vede 2,3 milioni di cinghiali assediare le campagne e le città, con gravi danni per gli agricoltori, per i cittadini e per gli automobilisti. Serve ora intervenire con urgenza con un piano di contenimento dettagliato”. Anche Confagricoltura Piacenza è intervenuta sul tema con le parole del presidente Filippo Gasparini: “non voglio rivangare il passato, ma sono almeno dieci anni che denunciamo la presenza dei cinghiali in zone non vocate, ed i rischi che la loro presenza comporta per l’incolumità delle persone e la sanità dell’ambiente e della fauna. E ora siamo qui, con la peste suina africana che è entrata negli allevamenti. Sapevamo che era questione di tempo”. Dura anche la reazione di Cia-Agricoltori Italiani: “con oltre 2 milioni di cinghiali liberi su tutto il territorio nazionale e operazioni di contenimento che procedono a rilento, non ci può essere freno alla peste suina africana. Lo scenario si è complicato, vista l’eccessiva presenza dei cinghiali soprattutto nelle zone coinvolte, ora chiediamo celerità nelle risposte”. Il comparto suinicolo, infatti, è già in forte sofferenza: “ha bisogno di risorse importanti per consentire tenuta e ripresa delle aziende, ma gli indennizzi sono fermi allo scorso novembre. Non si può più aspettare e l’allerta è massima per gli allevatori: la peste suina rischia davvero di mettere ko un settore chiave del made in Italy agroalimentare, che genera oltre 13 miliardi tra produzione e industria”. E proprio per contrastare la peste suina, sono varie le misure previste anche nel Dl Agricoltura, approvato in via definitiva lo scorso 11 luglio: vengono stanziati 20 milioni di euro per finanziare interventi di biosicurezza (oltre ai 50 di precedenti norme). Previste anche 177 unità di personale delle Forze Armate così come l’impiego di visori notturni per la caccia al cinghiale, l’estensione all’attività di caccia e l’ampliamento del numero delle associazioni venatorie legittimate allo svolgimento dell’attività di vigilanza venatoria.
C’è poi il tema della tutela dell’animale, messo in risalto dall’associazione Essere Animali che ha filmato l’abbattimento di centinaia di suini: “immagini che mostrano che la realtà degli allevamenti intensivi è tutto meno che adeguata per gli animali, costretti a subire le ennesime sofferenze a causa della mala gestione delle istituzioni e delle associazioni di categoria. Ma non solo, dimostrano anche che le misure messe in atto dall’Italia in tutti questi mesi si sono rivelate sostanzialmente inutili”. Strategie, peraltro finanziante con un’ingente spesa pubblica: “con i soldi dei contribuenti italiani solo l’Emilia-Romagna ha stanziato 5 milioni di euro per prevenire il contagio, la Lombardia 4,7 milioni. Anche altre regioni (come il Piemonte, ndr) hanno fatto scelte simili e lo stesso Commissario Caputo era dotato di una capacità di spesa fino a 10 milioni di euro. Tutti soldi sprecati o inutilizzati a fronte degli scarsissimi risultati ottenuti”.
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