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Piccoli Comuni, alle unioni forzate c’è chi dice no: le Città del Vino che con Città dell’Olio e le Bandiere Arancioni chiedono di incontrare il Ministro Alfano. “Con allargamento confini amministrativi vacillerebbe tenuta disciplinari di produzione”

Piccoli Comuni, alle unioni forzate c’è chi dice no: i sindaci Città del vino, 430 realtà amministrative ad alta vocazione vitivinicola, che in una nota ribadiscono la loro contrarietà al disegno di legge sulla fusione dei Comuni sotto i 5.000 abitanti, sottolineando che “con l’allargamento dei confini amministrativi vacillerebbe anche la tenuta dei disciplinari di produzione. Cosa accadrebbe in Paesi come Barolo, Barbaresco, Scansano, Furore, Ravello e tanti altri piccoli centri che danno il loro nome a un vino Doc o Docg?”. Secondo il presidente delle Città del Vino, Floriano Zambon, “le fusioni devono essere un atto volontario delle comunità che intendono unirsi e non una misura imposta dall’alto. La fusione dei Comuni, quando non scelta consapevolmente dalle comunità locali, rischia di far perdere importanza, diritti e servizi. Inoltre un provvedimento che obbliga i Comuni a fondersi avrebbe anche buone probabilità d’essere giudicato incostituzionale. Per sostenere i piccoli Comuni e il loro rafforzamento- conclude Zambon - abbiamo già chiesto un incontro al Ministro degli Interni Angelino Alfano, insieme alle Città dell’Olio e ai Comuni Bandiera Arancione”.

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