Nel 2018 Anno del cibo italiano nel mondo, parte la “caccia al tesoro” alle bontà enogastronomiche dei 5.567 borghi italiani, illustrate da Coldiretti e Fondazione Symbola nel rapporto “Piccoli comuni e produzioni enogastronomiche certificate”. Una sorta di “mappa”, presentata a Roma, con l’intento di far conoscere le specialità alimentari dei piccoli centri d’Italia che sostengono il valore e la qualità del made in Italy nel mondo. Del resto - ricordano Coldiretti e Symbola - il 92% delle produzioni tipiche nazionali nasce nei comuni italiani con meno di cinquemila abitanti, una schiera piccola nelle dimensioni ma che comunque rappresenta il 69,7% dei 7.977 comuni italiani. Ora questo patrimonio enogastronomico, che conta 270 dei 293 prodotti a denominazione d’origine (Dop e Igp) italiani riconosciuti dall’Unione europea, potrà essere meglio salvaguardato - è stato sottolineato nel convegno - grazie alla nuova legge n.158/17, a prima firma di Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera e di Fondazione Symbola, che prevede misure per la valorizzazione dei piccoli comuni.
Realacci ha sottolineato come “il legame tra storia, natura, cultura, territorio e campanili sia l’elemento caratterizzante del nostro Paese e perciò dobbiamo investire su questa forza. La legge sui piccoli comuni, che non è stato facile ottenere, è solo il primo passo, deve essere un’idea che coinvolge tutti e che vede protagonisti prima di tutto le comunità”.
Enzo Bianco, presidente del Consiglio nazionale Anci, ha osservato come “abbiamo la fortuna di avere un Paese ricco di bellezza artistica, cultura e biodiversità, tutte cose che abbiamo il dovere di valorizzare”.Tra i molti sindaci presenti al convegno ha preso la parola Agnese Benedetti, sindaco di Vallo di Nera, piccolo comune della Valnerina nell’area terremotata, che ha osservato come “soprattutto dopo questo terremoto la rinascita deve passare dalle nostre risorse e i nostri prodotti tipici sono una risorsa”.
Per Vincenzo Gesmundo, segretario generale di Coldiretti, in Italia sta avanzando il cosiddetto “partito della prossimità”, alla ricerca dei luoghi tipici e di quello che offrono, annunciando la prossima partenza di un progetto di potenziamento della produzione di carne da animali italiani, perché l’industria della carne si è resa conto che manca il “nato in Italia”, e quindi questa iniziativa riguarda senz’altro i piccoli comuni e in particolare il centro sud che ha aree disponibili per il pascolo. Un progetto che oltre a ridare vitalità all’economia in generale dei piccoli comuni, servirà anche a dare lavoro a personale immigrato, favorendo l’integrazione.
Il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo, ha concluso i lavori con la considerazione che “l’approvazione di questa legge sui piccoli comuni è un grande risultato, che ci darà la possibilità di mettere in campo progetti concreti e diffusi”. Per Moncalvo è però necessario continuare a lavorare a livello internazionale sulla difesa della distintività dei prodotti made in Italy considerata la penalizzazione già ricevuta dall’accordo Ceta con il Canada”.
Tornando ai prodotti, è lunga la lista delle “chicche” enogastronomiche che nascono nei borghi d’Italia. A Vernasca in provincia di Piacenza, ad esempio, si trova il borgo incastellato di Vigoleno dove si realizza “Il Vin Santo di Vigoleno” che con circa 5.000 bottiglie prodotte ogni anno contende il titolo della più piccola Doc d’Italia al vino Loazzolo, realizzato esclusivamente nell’omonimo paesino dell’Astigiano grazie ai viticoltori di un paese che conta solo 358 anime. Le specialità territoriali si producono anche nei comuni delle arre terremotate e rappresentano un’importante risorsa per l’economia locale. Nonostante le difficoltà a Montelupone nel Maceratese si continua a coltivare il pregiato carciofo violaceo noto anche come lo “scarciofeno” e a Campotosto, nell’aquilano, a produrre l’omonima mortadella, uno dei salumi più imitati d’Italia, fin dal 1575, con il suo curioso nome “alternativo” (coglioni di mulo). Anche le isole più piccole, come ad esempio quella palermitana di Ustica, nel cuore del mar Tirreno, hanno legato il loro nome a prodotti esclusivi. È il caso delle minuscole e laviche lenticchie di cui vanno fieri i 1.308 abitanti dell’isola. Ci sono anche prodotti gastronomici le cui origini si perdono nella storia e si legano ad antiche tradizioni religiose come la molisana treccia di Santa Croce di Magliano (4.387 abitanti) che, in occasione delle feste della Madonna dell’Incoronata e del Patrono San Giacomo, viene messa a tracolla durante i riti e successivamente consumata in allegria come ottimo formaggio. Non mancano prodotti di nicchia che devono la loro fortuna alla particolare esposizione, come il friulano aglio di Resia (1.021 abitanti), dal sapore intenso e raffinato, che viene piantato durante l’inverno sino a 1000 metri di altitudine in piccoli orti che guardano a Sud. Scatenano l’orgoglio del mondo contadino lucano - sottolinea Coldiretti - i fagioli di Sarconi (1.418 abitanti) che con tale dizione, protetta dalla Igp, comprendono numerose tipologie di cannellino e di borlotto noti localmente. E, infine, sono tipiche di piccoli comuni, come quello di Storo (4.678 abitanti), alcune produzioni, come la farina gialla realizzata attraverso la macinatura a pietra del mais coltivato nella Valle del Chiese, che per secoli hanno rappresentato la base dell’alimentazione e garantito la sopravvivenza di generazioni di trentini.
Il report di Coldiretti e Fondazione Symbola è scaricabile qui
Cristina Latessa
Focus - Made in Italy: Coldiretti-Symbola, 92% delle tipicità nasce nei piccoli comuni
Il 92% delle produzioni tipiche nazionali nasce nei comuni italiani con meno di 5.000 abitanti. Emerge dallo studio Coldiretti/Symbola su “Piccoli comuni e tipicità”. Un sistema virtuoso che rappresenta ben il 69,7% dei 7.977 comuni italiani e in cui vivono poco più di 10 milioni persone, secondo l’analisi Coldiretti/Symbola. Il Piemonte è la regione con il maggior numero di piccoli Comuni (1.067) seguito dalla Lombardia (1.055) e dalla Campania (338) ma in percentuale la più alta densità di centri sotto i 5.000 abitanti sul totale regionale è in Valle d’ Aosta (99%) e Molise (92%).
Ben 270 dei 293 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) italiani riconosciuti dall’Unione Europea hanno a che fare con i piccoli Comuni che, nel dettaglio, garantiscono la produzione di tutti i 52 formaggi a denominazione, del 97% dei 46 olii extravergini di oliva, del 90% dei 41 salumi e dei prodotti a base di carne, dell’89% dei 111 ortofrutticoli e cereali e dell’85% dei 13 prodotti della panetteria e della pasticceria. Ma grazie ai piccoli centri è garantito anche il 79% dei vini più pregiati che rappresentano il made in Italy nel mondo.
Un patrimonio conservato nel tempo dalle 279.000 imprese agricole presenti nei piccoli Comuni con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture agricole storiche, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari.
“Dalla valorizzazione dei tesori enogastronomici custoditi nei Piccoli Comuni dipendono molte delle opportunità di lavoro dei 3,9 milioni di giovani under 40 che hanno scelto di non abbandonare gli antichi borghi ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “la nuova legge rappresenta il riconoscimento anche giuridico del valore economico, sociale ed ambientale della provincia italiana che si apre con bellezza e orgoglio al turismo nell’anno dedicato al cibo italiano nel mondo”.
“I Piccoli comuni - ha affermato il presidente di Symbola Ermete Realacci - non sono un peso ma una straordinaria opportunità per l’Italia: un’economia più a misura d’uomo che punta su comunità e territori, sull’intreccio fra tradizione e innovazione, fra vecchi e nuovi saperi. Qui si producono la maggior parte delle nostre Dop e Igp e dei nostri vini più pregiati, insieme a tanta parte di quel made in Italy apprezzato a livello internazionale. Possiamo competere in un mondo globalizzato se innoviamo senza cancellare la nostra identità, se l’Italia fa l’Italia”.
Una prospettiva che aveva fin dall’inizio colto il Presidente Ciampi e che oggi appare coerente anche con l’ispirazione dell’enciclica di Papa Francesco Laudato Sì.
La nuova normativa prevede misure per favorire la diffusione della banda larga, la promozione dell’agroalimentare a filiera corta, il turismo di qualità. La legge punta su una dotazione di servizi adeguata, sulla cultura, sulla manutenzione del territorio, sulla tutela dell’ambiente, sulla messa in sicurezza di strade, scuole e del patrimonio edilizio pubblico.
Dal tessuto territoriale dei centri sotto i 5.000 abitanti dipende gran parte della leadership italiana in Europa con il sistema della qualità alimentare made in Italy (Dop/Igp) che sviluppa un fatturato annuo al consumo di quasi 14 miliardi, dei quali circa 4 miliardi realizzati sul mercato estero. Una risorsa per l’Italia che può contare su un patrimonio di antiche produzioni agroalimentari tramandate da generazioni in un territorio unico per storia, arte e paesaggio che sono le principali leve di attrazione turistica. Non a caso due stranieri su tre considerano la cultura e il cibo le principali motivazione del viaggio nel Belpaese mentre per ben il 54% degli italiani il successo della vacanza dipende dalla combinazione cibo, ambiente e cultura, secondo l’indagine Coldiretti/Ixè.
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