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Plus24 / Il Sole 24 Ore

Romanée Conti anti-Orso ... Investimenti decorrelati. Rischi e opportunità dell’investimento in vini di pregio... L’indice Liv-Ex in ripresa. I casi Vintage Wine Fund, Noble Crus Sif e Winecapital Spa... Auto di lusso e quadri d’epoca? Macché. La nuova tendenza, in tema di investimenti decorrelati di nicchia - i cui rendimenti sono slegati cioè dalle tradizionali asset class - sembra essere diventato il vino. Bottiglie rare e antiche, i cui prezzi danno segni di ripresa dopo i cali registrati all’indomani del crack-Lehman. A segnalarlo è il Liv-Ex 100, l’indice che rappresenta le 100 bottiglie più prestigiose e ricercate al mondo, che solo in agosto è salito del 5%, il balzo più significativo da metà 2007.
È vero che il paniere è ancora del 15% sotto ai massimi rispetto alla scorsa estate, ma è anche vero che i listini di alcune delle marche più note
- come i Lafite Rothschild vintages, ad esempio - oggi sono ai massimi di tutti tempi. Un segnale, insomma, che chi può permetterselo, torna a scegliere il vino di massima qualità come strumento di diversificazione del portafoglio. Certo, per entrare nel comparto è consigliabile essere un risparmiatore consapevole del rischio di un investimento riservato solo agli esperti. Non che sia necessario aver sviluppato l’olfatto di un sommelier: per provare a guadagnare con il trading delle bottiglie basta infatti affidarsi ad esempio ai fondi di investimento specializzati, il cui sottostante è costituito da etichette di pregio. Uno dei più grandi investment fund, con oltre 100 milioni di euro gestiti, è Vintage Wine Fund, il cui portafoglio è concentrato sui Bordeaux antichi, il cui valore degli ultimi anni è rimasto praticamente costante. In Italia opera una Sicav Sif (Specia-Use Investment Fund) di diritto lussemburghese, Noble Crus. Il fondo, che ha una soglia minima di ingresso pari a 125mila euro e ha tra i suoi investitori banche come Credit Suisse, Hsbc, Bnp Paribas e Crédit Agricole, è stato lanciato nel 2008: anno in cui, nonostante la crisi dei mercati, il patrimonio è salito del 20,8%. “Oggi gestiamo un patrimonio di 15 milioni di euro circa - spiega Averardo Borghini Baldovinetti, direttore di Vino e Finanza, società di gestione del fondo - e puntiamo a raggiungere i 20 milioni entro il 2009”. La liquidazione del fondo è mensile, così che i sottoscrittori possano entrare e uscire liberamente. “Anche l’orizzonte temporale - afferma il gestore Christian Roger - è di medio periodo, quindi bisogna mettere in conto almeno cinque anni di permanenza”. Il vino stoccato nelle cantine del fondo a Ginevra viene valorizzato sulla base di diverse liste di prezzi emesse dai principali merchant vitivinicoli mondiali e delle ultime aste disponibili (circa 300 le aste che si tengono nel mondo ogni anno): da questo calcolo ponderato deriva il Nav (Net asset value).
Il portafoglio di Noble Crus è prevalentemente costituito da “gran crus della Borgona e di Bordeaux - dice il gestore Christian Roger - mentre solo in via residuale investiamo in vini italiani e spagnoli”. Tra le bottiglie da record presenti nelle cantine del fondo c’è anche una Mouton Rotschild Doppio Magnum 1945 del valore attuale intorno ai 74mila euro. Ed è proprio l’annata l’elemento decisivo che distingue una bottiglia di valore da un’altra. Perché è da qui che si genera il potenziale di invecchiamento del vino. Ma a incidere pesantemente è anche la rarità dell’etichetta. “Una bottiglia di Romanée Conti del ’45 può valere anche 10mila euro - spiega Roger - mentre una bottiglia di Romanée Conti del ’44 non vale più di 50 euro”.
Un’altra possibile forma di investimento è costituita dalle società spa. Winecapital, società per azioni con sede a Milano, che conta una ventina di sottoscrittori di strumenti finanziari partecipativi, detiene un patrimonio di circa un milione di euro. Il fondo, la cui struttura è stata studiata dallo studio Addario & partners, è stato lanciato a marzo 2009. A partire dallo scorso giugno, data di avvio del trading, “la performance raggiunta si attestando attorno al 35%”, spiega Mario Panciroli, socio unico e gestore. Tra i sottoscrittori ci sono “imprenditori e professionisti, tutti accomunati dalla passione per il
vino”. Esclusa la partecipazione di istituzionali, ogni sottoscrittore detiene una quota minima di 50 mila euro per almeno tre anni e ha la sicurezza di un rendimento minimo del 10% garantito da fideiussione bancaria. “Negli ultimi mesi il settore ha scontato una forte correzione, dopo l’euforia degli anni precedenti. Ora si torna a investire e ci attendiamo una crescita interessante nel prossimo triennio”, aggiunge Panciroli.
Investire sulle bottiglie di vino, per quanto prestigiose, non è tuttavia un scelta senza rischi. Una delle criticità più segnalate dagli esperti è legata alla liquidità, conseguenza della natura del sottostante, ovvero il vino stesso. Nel momento della uscita dal fondo, il gestore deve vendere bottiglie che potrebbero essere difficili da liquidare al prezzo voluto. Trovare acquirenti potrebbe rivelarsi insomma più duro delle attese, e i prezzi rischiano di risentirne, proprio come è successo nei mesi post-crack Lehman, quando tutti i detentori di bottiglie si riversarono sul mercato per monetizzare e i prezzi calarono anche del 20%. Non solo: la compravendita di bottiglie non è affare per tutti. Gli operatori confermano che occorrono anni di esperienza e solidi rapporti di fiducia per trattare con broker e i produttori. E solo così è possibile spuntare prezzi inferiori a quelli di mercato per realizzare plusvalenze interessanti.

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