L’agriturismo italiano è una realtà in salute all’interno di un panorama agricolo che denota luci ed ombre, tra inflazione, tensioni internazionali ed effetti dei cambiamenti climatici. Un focus approfondito su un comparto, sempre più interessante per i visitatori italiani ed europei che scelgono, sovente, la campagna per il proprio relax, arriva dal rapporto 2024 “Agriturismo e multifunzionalità - Scenario e prospettive” di Ismea. L’analisi dei principali indicatori e delle evidenze del mercato dell’agriturismo, si legge, mostra un comparto solido e reattivo con “i tassi di crescita del volume d’affari, delle presenze turistiche e dell’offerta agrituristica, in tutti e tre i casi tra i più alti nei rispettivi aggregati sia sul 2021 che sul 2019, e che attestano la capacità dell’agriturismo di diversificare il rischio imprenditoriale, di adattarsi in maniera flessibile alle dinamiche di contesto, di cogliere e saper convertire i vincoli in opportunità”. E poi ci sono i numeri che mostrano come nel 2022 le aziende agrituristiche autorizzate in Italia toccano il proprio massimo storico (25.849), con un aumento dell’1,8% sul 2021 e del 5,2% sul 2019. Ma a crescere è anche la capacità ricettiva del settore che può contare su oltre 530.000 posti a sedere (+0,6% sul 2021 e +8,6% sul 2019), quasi 300.000 posti letto (+1% sul 2021 e +4,3% sul 2019) e 14.500 piazzole di sosta per agricampeggio (+1,3% sul 2021 e +13% sul 2019).
Da sottolineare che i comuni italiani che ospitano almeno un agriturismo sono più di 5.000 (64% del totale) a conferma di come questa struttura operi come un vero e proprio presidio territoriale, in particolare quando situato in aree prive di specifici attrattori turistici (è il caso di 1.000 agriturismi, pari al 3,8% del totale). Importanti anche i numeri che arrivano dal biologico: i dati censuari che vengono citati, dicono che nel 2020 l’incidenza della Sau biologica su quella complessiva in Italia fosse del 15,7% mentre, nello stesso periodo, l’incidenza per le aziende agrituristiche risultava del 32,3%, oltre il doppio, tanto che si può affermare come l’agriturismo italiano, già da qualche anno, abbia raggiunto e superato il target del 25% di superficie biologica fissato dalla strategia “Farm to Fork” per il 2023. Complessivamente gli agriturismi detengono il 5% della Sau totale italiana (la stima fatta è del 10% per quella biologica) con oltre un quarto degli agriturismi (26,6%) che ha adottato questo sistema di produzione contro il 7,4% di tutte le aziende agricole.
Gli agriturismi rappresentano poco più del 2% delle aziende agricole in Italia, ma quasi l’8% di quelle che producono con il metodo biologico e sono protagonisti anche nelle produzioni a Indicazione Geografica (Ig) con 8.000 aziende (poco meno di un terzo del totale) coinvolte nella produzione di almeno un prodotto certificato (food e vino). Per quanto riguarda l’offerta di servizi alla persona erogati dalle imprese agricole, c’è un consolidamento del numero di fattorie didattiche e di quelle sociali. Nel 2023 le fattorie didattiche iscritte negli elenchi regionali sono 3.438 (+4% sull’anno precedente e 7,9% sul 2021). Gli operatori di agricoltura sociale (imprese agricole, cooperative sociali) iscritti negli elenchi regionali attualmente attivi sono 327, in crescita in quasi tutte le regioni.
La domanda agrituristica nel 2022, continua il Report, “ha recuperato completamente i valori pre-Covid, superandoli sia in termini di arrivi (oltre 4 milioni) che di presenze (più di 15,5 milioni), risultati che consentono al settore di raggiungere un nuovo massimo storico, generando un valore della produzione che torna a superare la quota di 1,5 miliardi di euro. Una crescita trainata dagli stranieri, che tornano a rappresentare quasi la metà degli ospiti (48%) e il 58% dei pernottamenti, completando il percorso di riallineamento rispetto ai valori strutturali del comparto che si registravano nel 2019. Germania, Paesi Bassi, Stati Uniti e Francia si confermano i mercati più importanti, mentre gli ospiti provenienti da Regno Unito, Stati Uniti e Spagna registrano gli incrementi più alti”. Nel panorama dell’intero settore turistico, l’agriturismo, con i campeggi e gli alloggi gestiti in forma imprenditoriale, è tra le tipologie di strutture che hanno aumentato la quota di mercato sul 2019, passando dal 2,9% al 3,4% per numero di ospiti e dal 3,2% al 3,8% per pernottamenti. Le regioni con i risultati migliori sono Molise, Lombardia, Lazio, Liguria, Puglia, Abruzzo e Calabria; fase di recupero ancora in corso nelle Marche, in Piemonte, in Campania, in Basilicata e in Sardegna, nonostante i buoni risultati dell’ultimo biennio. Per il report, infatti, il 2023 “è stato senza dubbio l’anno di più grande successo nella storia dell’agriturismo italiano” e non solo per la crescita degli ospiti italiani e stranieri che è stato costante nel tempo ma anche per uno sviluppo dell’offerta che si è diffusa omogeneamente in tutte le regioni. Gli italiani, dopo la pandemia, hanno ritrovato il piacere di viaggiare in Italia e di conoscere la campagna; i turisti stranieri, con un “debole” per lo stile di vita del Belpaese, sono ritornati in gran numero nella campagna italiana che considerano come la base ideale per la scoperta delle città d’arte, della gastronomia e del paesaggio. Un grande successo che però non ha fermato l’evoluzione dell’offerta agrituristica nel suo cammino di crescita e di diversificazione. Il rapporto parla di almeno due chiavi per leggere e capire cosa è oggi l’agriturismo italiano e quindi “la specializzazione per tipologie, cioè la risposta a precisi target della domanda, e la diversificazione per territori di appartenenza, cioè l’agriturismo di origine”.
Una dinamicità importante se consideriamo che nel 2022 il settore primario nazionale ha registrato una flessione del valore in termini reali con l’aggregato delle attività connesse che è invece cresciuto, raggiungendo, e addirittura superando, in valore, i livelli pre-pandemici, per merito, in particolare, delle attività secondarie. Tra queste ultime, per le quali si conferma la leadership dell’Italia in Ue, l’agriturismo e le energie rinnovabili hanno oltrepassato, rispettivamente, le quote di 1,5 e 2,5 miliardi di euro, livelli mai toccati in precedenza, e rappresentando, congiuntamente, il 65,8% del valore prodotto dall’intero aggregato. La diversificazione in attività extra-agricole e l’esercizio delle pratiche multifunzionali, evidenza il rapporto, hanno ormai assunto e consolidato un ruolo determinante per l’agricoltura italiana, al cui valore contribuiscono ormai stabilmente per circa un quinto. “Nel 2022 il valore della produzione complessiva della branca agricoltura, silvicoltura e pesca a prezzi correnti si è attestato a 74,7 miliardi di euro, crescendo del 15,4% e producendo un valore aggiunto di 37,4 miliardi di euro (+8,1% sul 2021). La dinamica inflazionistica ha avuto un peso significativo sull’aumento nominale del valore della produzione agricola che, infatti, se analizzata in termini reali (a valori costanti, ovvero al netto delle variazioni di prezzo) segna una flessione dell’1,8% così come il valore aggiunto che si riduce dell’1,5%, in controtendenza sul resto dell’economia italiana. Il settore primario è anche stato l’unico, nel 2022, a registrare un calo del numero di occupati su base annua (con una riduzione del 4,2%), complice un’annata agraria particolarmente difficile, condizionata anche dalla forte instabilità dei mercati internazionali delle materie prime e dei costi dei mezzi correnti di produzione. Il settore agricolo in senso stretto (branca produzioni vegetali e animali, caccia e servizi connessi), nel 2022 ha raggiunto un valore corrente della produzione pari a 70,4 miliardi di euro, crescendo su base annua del 16,1% in termini nominali, ma perdendo l’1,4% in termini reali. Considerando i dati a prezzi correnti, nel 2022 tutte le voci dell’agricoltura, sono cresciute rispetto all’anno precedente: le coltivazioni foraggere +26,5%, la zootecnia +23,6%, le attività secondarie +19,9%. Gli scostamenti in termini reali mostrano, diversamente, un calo di tutte le componenti della produzione di beni e servizi ad eccezione delle coltivazioni legnose (foraggere -9,9%, erbacee -6,1%, le attività di supporto -5,4%); flessione in parte attenuata delle attività secondarie che, in controtendenza, crescono dell’8,6% sul 2021. Molto bene, infatti, l’agriturismo (+22%) che è ritornato ai livelli pre-pandemici con un valore della produzione di oltre 1,5 miliardi di euro, pari al 25% di tutte le attività secondarie. E con prospettive di crescita decisamente interessanti.
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