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PREZZI - COLDIRETTI: LATTE PAGATO AD ALLEVATORI IL 24% IN MENO DEL 1996

Il latte viene oggi pagato agli allevatori italiani il 24% in meno sul 1996, mentre per il grano la riduzione è stata del 13%. Lo afferma la Coldiretti nel commentare l’analisi di Federconsumatori e Adusbef, dalla quale emerge che l’Italia, con un incremento del 32% dei prezzi al consumo sul 1996, è seconda solo alla Spagna tra i principali Paesi Europei.

Gli incrementi dei prezzi al consumo non si sono certamente trasferiti alla produzione dove sono a rischio - sottolinea la Coldiretti - le 40.000 stalle con quasi 2 milioni di mucche e circa 200 mila occupati che hanno garantito all’Italia fino ad ora il primato mondiale nella produzione formaggi tipici con il record di 35 riconoscimenti a livello comunitario. Se le preoccupazioni sono diffuse in tutta Europa, l’Italia è però - precisa la Coldiretti - l’unico paese produttore comunitario in cui il crollo dei prezzi riconosciuti agli allevatori si è verificato nonostante una sostanziale tenuta dei consumi e l’insufficiente produzione nazionale che arriva a coprire appena il 60% del fabbisogno. Il latte fresco viene pagato in media dai consumatori 1,35 euro al litro rispetto ai 30 centesimi riconosciuti in media alla stalla.

La situazione non cambia per il grano dove il prezzo riconosciuto agli agricoltori è oggi molto più basso di quello del 1996 e al di sotto dei costi di produzione. Se nel 1996 - spiega la Coldiretti - il prezzo del grano era di 16 centesimi al chilo e quello del pane di poco superiore all’euro, oggi un chilo di grano è venduto al prezzo di 14 centesimi mentre un chilo di pane è acquistato dai cittadini a valori variabili attorno ai 2,7 euro al chilo ma che raggiunge i 5 euro e oltre per quelli più elaborati.

Pochi centesimi pagati agli agricoltori nei campi diventano euro al consumo con il risultato che è stato quindi un aumento della forbice nel passaggio dei prodotti dal campo alla tavola nel quale - denuncia la Coldiretti - i prezzi degli alimenti moltiplicano oggi in media 5 volte. Nello specifico - precisa la Coldiretti - l’aumento è di oltre 4 volte per il latte, di oltre 5 per pasta fino a 19 volte per il pane. Gli italiani spendono 205 miliardi all’anno in alimenti e bevande (141 miliardi in famiglia e 64 fuori) che rappresentano ben il 19% della spesa familiare ed è, quindi, necessario interrompere un trend che impoverisce cittadini e imprese agricole in un difficile momento di crisi economica.

“Occorre reagire - sostiene la Coldiretti - a quelli che rappresentano i due furti ai quali è sottoposta giornalmente l’agricoltura che subisce da una parte il furto di identità e di immagine che vede sfacciatamente immesso in commercio cibo proveniente da chissà quale parte del mondo come Italiano, e dall’altra il furto di valore aggiunto che vede sottopagati i prodotti agricoli a causa di uno strapotere contrattuale da parte dei nuovi forti della filiera agroalimentare. Per questo è necessario estendere a tutti i prodotti l’obbligo di indicare in etichetta l’orgine per impedire di spacciare come made in Italy prodotti importati mentre la Coldiretti sta accelerando sul progetto per la realizzazione di una filiera agricola tutta italiana che è diventata una esigenza per la sopravvivenza stessa delle imprese agricole.

L’obiettivo - precisa la Coldiretti - è quello di tagliare le intermediazioni ed arrivare ad offrire attraverso la rete di Consorzi Agrari, cooperative, farmers market, agriturismi e imprese agricole prodotti alimentari al cento per cento italiani firmati dagli agricoltori al giusto prezzo.

Il prodotto agricolo “cento per cento italiano” firmato dagli agricoltori, sarà offerto - spiega Coldiretti - attraverso la più estesa rete commerciale nazionale che coinvolge i mercati di campagna amica, i punti di vendita delle cooperative, i consorzi agrari, agriturismi e aziende agricole, ma coinvolgerà anche la rete della ristorazione a chilometri zero e la distribuzione che intenderà partecipare. L’effetto della riduzione dei passaggi e delle intermediazioni con un rapporto più diretto tra agricoltori e consumatori - conclude Coldiretti - garantisce maggiore efficienza per assicurare acquisti convenienti alle famiglie e sostenere il reddito degli agricoltori in un momento di difficoltà economica.

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