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M&A

Prosit acquisice il 100% di Casa Vinicola Caldirola e del suo storico marchio “La Cacciatora”

Sergio Dagnino, ceo Prosit: “siamo all’inizio, ma gli imprenditori iniziano a vedere i benefici di far parte di un grande gruppo”

Prosit, il gruppo vinicolo guidato da Sergio Dagnino e partecipato dal fondo “Made in Italy Fund” di Quadrivio & Pambianco, che ha chiuso il 2021 con un fatturato consolidato 36 milioni di euro, ha acquisito il 100% di Casa Vinicola Caldirola e del suo storico marchio “La Cacciatora”. L’azienda lombarda, nata nel 1897 a Contra (Lecco), che ha chiuso il 2021 con un fatturato di 40,3 milioni di euro e un Ebitda di 2,2 milioni di euro, ed esporta il 40% della propria produzione, con etichette da ogni Regione italiana, in oltre 60 paesi, ed entra così nel portfolio della Holding vitivinicola Prosit, che dopo Cantine Torrevento (Puglia), Collalbrigo Grandi Vini (Veneto) e Storiche Cantine Nestore Bosco (Abruzzo), ha acquisito, a febbraio 2022, anche la Cantina di Montalcino, oltre ad aver chiuso una partnership strategica con l’importatore statunitense Votto Vines.

“Per noi, già nel disegno iniziale di Prosit, era necessario uno stabilimento dedicato alle exclusive label, perché il 50% del vino venduto nel mondo è unlabel, ma non potevamo sopperire a questa esigenza con le cantine premium, che devono mantenere il focus sui loro brand”, racconta, a WineNews, Sergio Dagnino, Ceo Prosit. “Caldirola è un ottimo stabilimento, di grande potenziale, logisticamente perfetto per servire sia la Gdo che il Nord Europa. Oggi produce 40 milioni di bottiglie l’anno, per il 40% all’estero e per il 60% in Italia, principalmente dal marchio “La Cacciatora”. Noi dovremo salvaguardare il portafoglio clienti ma anche razionalizzare la gamma dei prodotti, senza crescere nei volumi, ma valorizzando il prodotto”.

“Quella di Prosit è una strada lunga, abbiamo ancora acquisizioni nel mirino, cercando di trovare le massime sinergie possibili da un punto di vista logistico e di reti vendita (cross selling)”, riprende Sergio Dagnino. “A valle, però, ogni cantina ha la sua produzione, la sua filiera, i suoi vigneti ed i suoi brand. La cosa importante è il controllo agronomico dei vigneti, non tanto la proprietà. Ad oggi, Torrevento, in Puglia conta su 400 ettari, di cui 200 di proprietà e 200 di aziende agricole convenzionate. Torrevento controlla poi Oria Wine, nel cuore del Primitivo di Manduria, al secondo anno di attività, che punta ad avere a disposizione tra i 100 ed i 130 ettari. Con Nestore Bosco (Abruzzo) abbiamo 30 ettari tra la Majella e il Gran Sasso, e in più ne stiamo convenzionando altri 60. A Cantina di Montalcino abbiamo ereditato i rapporti con i viticoltori di Cantine Leonardo da Vinci, quindi 50 soci per 120 ettari. In Veneto siamo partiti con una cantina molto qualitativa, Collalbrigo, di meno di 10 ettari: sul Prosecco bisogna andare cauti, per ora ci concentriamo sull’alto di gamma, Conegliano Valdobbiadene e Rive”.

Quella di Prosit, in conclusione, è una strada ancora per buona parte da percorrere, ma che va verso quell’aggregazione sempre più necessaria per restare competitivi sui mercati. “Gli imprenditori - ricorda Dagnino - stanno vedendo i benefici di continuare a gestire la cantina facendo parte di un gruppo che ha una rete vendita internazionale, che offre ogni supporto manageriale, che fa crescere professionalmente i figli. E non dimentichiamo la forza contrattuale in termini di logistica e la partnership con l’importatore Usa Votto Vines, che garantisce una corsia preferenziale sul mercato americano. Il nostro punto di forza e orgoglio èm avere cantine fortemente rappresentative dei territori italiani, che ne sappiano interpretare al meglio l’unicità e la tipicità”, conclude il Ceo Prosit.

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