02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

Puntare su un vitigno guida (Bruno Vespa), fare eventi che spieghino il Lazio enologico agli “opinion leader” (Daniele Cernilli), valorizzare le chicche enologiche (Giuseppe Cerasa). Ecco come “comunicare le ricchezze enoiche del Lazio”, a Vinitaly

Come comunicare con successo i vini del Lazio? È questa la domanda su cui ha ruotato la tavola rotonda di Arsial Lazio “La comunicazione per esaltare le ricchezze enoiche del Lazio”, di scena ieri a Verona per il Vinitaly 2016, l’edizione del cinquantesimo della fiera viticola più importante d’Italia, che ha visto per protagonista nomi celebri del giornalismo come Bruno Vespa, e della critica enogastronomica italiana, come Daniele Cernilli, e Giuseppe Ceresa (dg Guide de “La Repubblica”).

Una domanda per certi versi che non può essere rivolta solo alla Regione che ospita la capitale d’Italia, ma anche a molti altri territori del vino italiano che hanno visto scemare il loro appeal, arrivando magari da fasti del passato.

Il Lazio enoico è comunque una di quelle Regioni dove si sono incrociati con maggiore frequenza errori, esagerate decisioni di tipo burocratico (basti pensare ad alcune denominazioni costruite “a tavolino” da qualche assessore compiacente e pressoché mai rivendicate) e sbagli tattici e strategici.
Eppure nel 1966 due delle prime quattro denominazioni del Belpaese erano appartenenti a questa Regione (Frascati ed Est Est Est di Montefiascone).

“Il Lazio ha perso più della metà della produzione di vini Doc - ha spiegato Daniele Cernilli, Mr. Doctowine - e questo calo ha colpito soprattutto le denominazioni più importanti. Questo tanto per ricordarci la realtà - ha sottolineato Cernilli - Bisogna cercare di recuperare attraverso eventi che non coinvolgono direttamente i consumatori, in un mondo in cui diventa sempre più difficile coglierne le più intime esigenze. Probabilmente - afferma Doctorwine - il modo migliore resta ancora quello di puntare su quei soggetti che solitamente chiamiamo “opinion leader” organizzando intorno a loro eventi che riescano a spiegare la realtà enologica laziale”.

La qualità non proprio convincente delle produzione enoica laziale degli ultimi venti anni ha inciso evidentemente nella sua diffusione e nella sua comunicazione ed oggi i vini di questa Regione benché siano migliorati notevolmente dal punto di vista qualitativo, fanno fatica a rivelare questo cambiamento di tendenza.

“Occorre individuare un vitigno che trascini la produzione più qualificata del Lazio - ha osservato Bruno Vespa, giornalista e conduttore storico di “Porta a Porta”, e produttore in terra di Puglia con “Futura 14” - Inutile fare mille cose. Bisogna produrre guardando al mercato , qualificando un vitigno e un vino che faccia da traino, per esempio il Cesanese e riuscire - conclude Vespa - a far passare il messaggio per il consumatore: “mi dia un Cesanese” come si dice mi dia un Franciacorta o un Chianti”.

“L’informazione e la comunicazione nel nostro tempo si confondono - ha spiegato Giuseppe Ceresa direttore generale Guide l’Espresso - e non è possibile comunicare il Lazio tutto assieme. Bisogna individuare le piccole chicche enologiche più importanti e metterle sotto i riflettori”.

Il percorso del vino laziale verso una migliore visibilità e una chiarezza dei passi in avanti qualitativi già compiuti è dunque ancora difficile. O meglio più difficile che in altri casi. E la velocità della comunicazione odierna potrebbe non essere un elemento per ridurre il gap del Lazio enoico.

Resta ancora evidente che l’appeal dee vini laziali resta saldamente legato alle denominazione storiche, mentre la Doc Roma, per esempio, resta, e forse non a torto, uno strumento tutt’al più turistico. Complice un posizionamento di prezzo generalmente concorrenziale, l’immagine del vino laziale nel suo complesso a Roma ha conquistato un suo proprio posto di non secondaria importanza. Speriamo che la tendenza si allarghi anche al resto dell’Italia e al mondo.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli