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QUANDO L’AUTODISCIPLINA FUNZIONA. LE “ENO-PUBBLICITÀ” ITALIANE, ESEMPIO VIRTUOSO DI CORRETTEZZA E ATTENZIONE ALL’ASPETTO CULTURALE DEL MESSAGGIO. LO DICONO L’ISTITUTO DI AUTODISCPLINA PUBBLICITARIA (IAP) E OTTAVIO CAGIANO, DIRETTORE FEDERVINI

Italia
Autodisciplina meglio dei divieti

L’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (Iap) fa 45. Tanti sono gli anni trascorsi dalla sua nascita, nel 1966, e l’inaugurazione - il 22 marzo - dell’anno istituzionale 2011 è stata l’occasione per fare un bilancio dei risultati ottenuti fino ad oggi. Le cifre confermano la validità di scelte volontarie di controllo della comunicazione commerciale, anche in settori come quello delle bevande alcoliche, dove è forte la richiesta di sensibilità ed attenzione verso il pubblico, e si traducono nell’8,1% di ingiunzioni di desistenza, per pubblicità scorretta, emesse nei confronti di aziende.

Dati che confermano, dice una nota dell’Istituto, “l’impegno, sia in Italia che in Europa, del nostro settore nell’allargare la base di adesione alle norme e alle forme di autodisciplina pubblicitaria. Una scelta che si conferma adatta a valorizzare lo sforzo dell’industria dei prodotti alcolici verso comunicazioni responsabili, basate sulla diffusione di modelli di consumo responsabile e improntati allo Stile Mediterraneo”.

“Uno stile che non è solo di consumo ma anche di vita, ispirato al buon vivere fatto di gusto del piacere e rifiuto degli eccessi”, ha detto il presidente di Federvini, Lamberto Vallarino Gancia. Anche il direttore generale dell’organizzazione che riunisce produttori, esportatori ed importatori di vini ed alcolici, Ottavio Cagiano, sottolinea l’importanza e la funzionalità del sistema di autoregolamentazione delle aziende.

“I risultati presentati - dice Ottavio Cagiano - si prestano ad una doppia lettura: da un lato mostrano i progressi dell’attività, dall’altro che c’è molta attenzione ai codici di autodisciplina. Un’altra questione che emerge è che è cresciuta l’attenzione al consumatore: la maggior parte degli interventi hanno riguardato la corretta informazione. Se poi si guarda al dato nudo e crudo, il settore delle bevande alcoliche esce bene dal quadro espositivo dell’Istituto, perché l’8% di contestazioni dimostra che il 98% di pubblicità è corretta”.

Nel resto d’Europa, però, la media di infrazioni è dell’1% ... “Vero - prosegue Cagiano - ma il dato europeo è su base annua ed è riferito solo al comparto degli alcolici, oltretutto secondo parametri molto ristretti. Quello riportato per l’Italia dall’Iap, invece, è riferito al totale delle pubblicità sanzionate in tutti i settori, risponde a parametri molto ampi e, soprattutto, è riferito al periodo che va dalla nascita dell’Istituto ad oggi. Vale a dire 45 anni”.

Insomma, l’autodisciplina sembra funzionare. Anche perché l’obiettivo della comunicazione aziendale si è spostato, nel corso degli anni, dalla presentazione di un prodotto alla diffusione di un messaggio più ampio del concetto e della cultura del vino. “È proprio ciò su cui hanno puntato i soci di Federvini”, conclude Cagiano.

“Un aspetto al quale l’Iap ha sempre prestato grande attenzione, per questo l’Italia ha esperienza nella correttezza dei messaggi pubblicitari: qui l’autoregolamentazione, figlia di un’attenzione culturale più che commerciale, è nata ben prima che in molti altri Paesi e prima ancora del fenomeno delle tv commerciali. Inoltre, la sua efficacia e “velocità” sono superiori a qualsiasi norma e legge imposta dall’esterno, anche se ottima”.

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