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Quotidiano Nazionale

Cantine Riunite Caviro, Antinori. I Gruppi al top … Quasi una beffa. La crisi legata alla pandemia Covid e il difficile ritorno alla normalità (quando?) costringono le cantine italiane a ripensare il proprio business (si stimano cali dal 30 al 70% in particolare per chi vende soprattutto alla ristorazione italiana e mondiale), a prevedere bilanci “lacrime e sangue” per il 2020 proprio dopo aver chiuso i conti del 2019 in crescita. Boom dell’export, che ha raggiunto i 6,4 miliardi di euro (+3,2% sul 2018) e conti tutti in ascesa per i grandi gruppi del vino Italiano. “Letti ora, i dati del 2019 - dice Pambianco News che ha stilato le classifiche dei top player del vino italiano - sembrano quasi un ricordo. Se per il 2020 è impossibile fare previsioni, è infatti ormai certo che il giro d’affari del vino italiano sarà destinato a una contrazione piuttosto rilevante per chi è più legato alla ristorazione e al canale Horeca, mentre chi opera nella Gdo dovrebbe reggere l’urto”. Tornando ai dati 2019, Cantine Riunite & Civ di Reggio Emilia (presidente Corrado Gasoli), colosso del lambrusco ma non solo, si conferma leader assoluto con 624 milioni di ricavi, otto in più del 2018; la marcia in più è venuta dalla controllata GIV-Gruppo Italiano Vini, che con i suoi 19 marchi di fascia medio/alta e alta, dalla Valtellina alla Sicilia, ha raggiunto da sola un fatturato di 406 milioni (contro i 388 del 2018). A seguire altro colosso cooperativo, la Caviro di Faenza (presidente Carlo Dalmonte), il più grande vigneto d’Italia (36.500 ettari), consorzio che produce dal Tavernello ai vini di Valpolicella con Gerardo Cesari, con un giro d’affari consolidato di poco inferiore al 330 milioni di euro. Terza in classifica generale, e prima nella speciale graduatoria dei gruppi di fascia alta, Marchesi Antinori, che cresce di altri 16 milioni (a quota 250 milioni). Pambianco ha stilato due classifiche, una per i grandi gruppi commerciali e una per la fascia premium. In ambito commerciale dietro Riunite&Civ e Caviro, spicca la performance del gruppo Botter di Fossalta di Piave, cresciuto di oltre venti milioni, da 195 a 217 milioni. Seguono Fratelli Martini (quarto a 210 milioni) e Zonin (206). Altro balzo rilevante è quello di Enoitalia, da 182 a 199 milioni, e spinge la realtà privata di Calmasino (Verona) della famiglia Pizzolo, leader nel Prosecco e nel Pinot grigio, a sorpassare i due big della cooperazione trentina, Cavit (191 milioni) e Mezzacorona (187). Nella classifica dei brand di fascia premium dietro Antinori e sopra i 100 milioni di fatturato, troviamo il gruppo Santa Margherita (189), Frescobaldi (126) e il gruppo Ferrari/Lunelli a quota 107 milioni. Sotto quota 100, arrivano Banfi, Masi Agricola e Terra Moretti tra 69 e 65 milioni, poi Fontanafredda, Berlucchi e Salaparuta. Pambianco chiude con la Top Five dei produttori di spumanti. Qui comanda la piemontese Fratelli Martini di Cossano Belbo con 210 milioni, davanti alla coop trevigiana La Marca (141 milioni) e al gruppo trentino Ferrari/Lunelli (107). A seguire c’è la veronese Contri Spumanti, stabile con 96 milioni, e Villa Sandi top brand della famiglia Moretti Polegato che incalza a quota 95 milioni. Intanto tutto il mondo del vino guarda al futuro sperando nella ripresa. E se il 55% dei consumatori non ha modificato le proprie abitudini, 3 su 10 affermano, invece, di aver bevuto meno vino, a fronte di un 14% che indice un consumo superiore. Ad affermarlo è l’indagine (come riporta WineNews) a cura dell’Osservatorio Vinitaly- Nomisma Wine Monitor “Gli effetti del lockdown sui consumi di vino in Italia”, realizzata su 1.000 consumaturi di vino della popolazione. Secondo la ricerca, il “dopo” sarà come “prima” per l’80% dei consumatori.

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