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Quotidiano Nazionale / La Nazione

“Tutto il mondo ama questa terra Scriviamo Toscana sui nostri vini” ... Antinori: “Marchio unico, prezzi più alti e sfide con Cina e Usa di Trump”... Prezzi un po’ più alti. Un bel Vin-Tuscany, “ma di qualità”. E infine un po’ d’ordine e più razionalità nel mare delle denominazioni per affrontare le sfide globali con un marchio solo, “Toscana, perché è il nostro brand amato, apprezzato e cercato nel mondo intero”. Sono gli auspici per il 2017 di cui si fa alfiere per il Vigneto Toscana il Marchese Piero Antinori, tra i più affermati portabandiera a tutte le latitudini. Che tra l’altro si appresta ad aggiungere un gioiellino al-la già prestigiosa corona di terreni e vigneti, altri 40 ettari “super” nel Chianti Classico. Che annata sarà il 2017? “Con un 2016 che si è concluso abbastanza bene, per noi e per la Toscana. Dopo un 2015 da ricordare, anche il 2016 darà grandi soddisfazioni: due annate di fila in questo modo, è già un fatto positivo”. Si avverte anche sui mercati? “C’è grande incertezza, difficilissimo fare previsioni. A inizio 2016 prevedevamo un aumento di vendite del 4-5%, e abbiamo chiuso a +4%, più che soddisfatti. E lo stesso vale per la Toscana”. Con luci e ombre? “Montalcino e Bolgheri sono in grande spolvero, per tutto il 2016 e credo anche per quest’anno. Realtà piccole, ma ormai di notorietà internazionale. Wine Advocat esalta la BBB italiana, Barolo Brunello e Bolgheri: per fortuna Antinori è in tutte e tre...”. E il Chianti Classico? “Continuo a crederci in maniera incondizionata, è sinonimo di qualità e stile, il Sangiovese come viene in certe zone del Chianti Classico non viene altrove e noi ci inve-tiamo: oltre alla cantina, abbiamo acquisito il Castello di San Sano, e stiamo acquistando un gioiellino di vigneto, 40 ettari in uno dei luoghi più vocati della zona storica. Piccolo ma esaltante”. Curioso: il colosso a caccia di piccole chicche. “Si. Ma è diverso da quarant’anni fa. Oggi tutto ciò che è prodotto nei nostri vigneti nasce da un approccio artigianale, una cura particolare. La quantità non è negativa, ma conta l’artigianalità. Che vien facile, nel Chianti Classico”. Identità che si accentua. “Sì. Crediamo nel Chianti Classico, il cui prezzo medio è ancora troppo basso: il Consorzio deve impegnarsi in controlli e comunicazione per differenziare il Chianti Classico dal Chianti. Spingere ancor più ad apprezzare la diversità, porre fine alla confusione”. Come vede la nascita di Avito, l’associazione dei consorzi? “Qualsiasi collaborazione è positiva. Senza dimenticare la particolarità delle grandi denominazioni classiche, ricordiamo che la Toscana ha grande fascino in tutto il mondo, mentre il Piemonte e il Veneto non li conosce nessuno”. Tira le orecchie alla Regione? “Ha il compito di valorizzare”. Intanto molti vigneti passano di mano. Anche importanti: ultimo è il caso Biondi Santi. “Ancora devo vederlo realizzato, e comunque la famiglia manterrà un ruolo in azienda. Dispiace perché pensi che la famiglia storica sia la miglior custode di quella sensibilità che la multinazionale non ha. Ma è anche segno di appeal. Cinquant’anni fa non interessavano a nessuno”. Ma intanto la crescita nei campi è omogenea? “Fino a qualche anno fa si vedevano vigne tristi con pali di cemento e tante fallanze. Molto ha giocato il Progetto Chianti 2000 e oggi dovunque si vedono vigneti fatti bene. Restano le troppe denominazioni. Perché nel mondo “Ferratico di Bibbona” dice poco, “Toscana Igt” è meglio, sarebbe l’ora di riprendere un progetto di qualche anno fa per una Igt più controllata, e spingere la Regione per regole più severe su produzione e provenienza delle uve e promozione del prodotto. Del resto l’Acqua Panna in etichetta ha aggiunto ancor più grande la parola ”Toscana”...”. Come Cavalieri del Vino, mesi fa esprimeste dubbi sull’avvento di Trump alla presidenza degli Usa, che restano il mercato più importante. “All’inizio temevamo una politica protezionistica, ma credo che il pericolo sia in buona parte svanito. E poi se anche ci fosse un leggero aumento dei dazi, negli Usa i vini toscani sono ben saldi...”. E sull’altra sponda del Pacifico? In settembre, nella “Giornata del vino” su Alibaba il suo Tignanello ha spopolato. “La Cina resta un punto interrogativo. Potenzialmente è un mercato enorme, ma per ora sono più le parole spese che le bottiglie comprate. Abbiamo fatto un accordo con una grande azienda statale, ma ribadisco: più parole che bottiglie”.

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