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Quotidiano Nazionale / La Nazione

Il mio vino … Signora del vino per antonomasia, Elisabetta Foradori sta al Teroldego come Isaac Newton sta alla fisica. Sempre alla ricerca di quanto di più intimo e bello possa raccontare un buon bicchiere, soprattutto nel legame, importantissimo, che si crea nel dialogo con il cibo. Un lavoro costante, il suo, che ha portato alla conoscenza e alla consapevolezza dei cicli naturali. “Cogliere le sottili differenze esistenti in natura, ascoltandola, per preservare la sincerità del carattere dell’uva nell’espressione del suo luogo di origine”. Azienda biodinamica, in cui tutto ruota intorno al Teroldego che viene declinato in più versioni, tutte interessanti. Ma è il Granato a toccare corde sensibili, un top di gamma ottenuto da rigorose selezioni massali per il recupero della biodiversità e poter evidenziare così le sottili differenze esistenti in natura preservando il carattere dell’uva nell’espressione del suo luogo di origine. Colore molto profondo, con venature tra il rubino e il porpora. Corredo olfattivo diretto e articolato, disposto su note di potpourri, anguria, cacao, more, muschio e vaghe idee empireumatiche. Grande stoffa all’assaggio, vanta una struttura compatta, tannini ben definiti e una buona freschezza. Frutto della vinificazione e della maturazione in botte grande, il Granato è forte di credenziali che gli permetteranno di viaggiare indisturbato per molti anni a venire.

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