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Quotidiano Nazionale / La Nazione

Primi per quantità ma non per valore ... Diceva Luca Goldoni: “Scrivere un libro è facile. Venderlo è difficilissimo”. Ho sperimentato sulla mia pelle quanto sia giusta questa riflessione come “scrivente” (i scrittori sono altri). La confermo senza alcun dubbio da quando cinque anni fa un peccato senile mi ha indotto a diventare produttore di vino, dopo essere stato per quarant’anni soltanto un wine lover: Come abbiamo visto la settimana scorsa, il vino italiano ha fatto negli ultimi trent’anni passi giganteschi. Dal 1980 al 2010 la superficie vitata è diminuita di quasi la metà. Ma la qualità è esplosa. Oggi gli ettari vitati sono 640mila. Se si pensa che la superficie media per azienda è di due ettari, si vedrà che i produttori di uva sono un numero enorme. Gli imbottigliatori sono tra i 12mila e i 15mila: ma poiché quasi tutti imbottigliano per conto terzi il numero complessivo è almeno il doppio. Abbiamo una miriade di piccolissime aziende. È infatti ridotto a qualche migliaio il numero di quelle che mettono in commercio più di centomila bottiglie. Le etichette italiane presenti sugli scaffali di tutto il mondo sono trecentomila. Con quarantacinque milioni di ettolitri siamo il primo paese produttore del mondo. È un vanto fino a un certo punto. Quel conta non è la quantità, ma il valore: qui è prima la Francia. Qui sta il nostro problema. I francesi - salvo alcune nicchie, soprattutto nei bianchi - non fanno complessivamente un vino migliore del nostro. Hanno lo Champagne, che fa grandissima immagine in tutto il mondo. Hanno soprattutto Merlot, Cabernet, Pinot Nero, Chardonnay. Poco dinanzi alla clamorosa varietà dei nostri vitigni autoctoni. Ogni regione ha le sue perle. Ma nonostante i grandi miglioramenti degli ultimi anni, siamo molto indietro rispetto ai francesi per capacità di vendita. Loro sanno fare squadra, noi no. Non troverete mai un vignaiolo francese che parla apertamente male di un collega. Da noi basta tendere l’orecchio e si sente di tutto. La nostra promozione è ancora molto parcellizzata per le difficoltà di coordinamento tra iniziative centrali e periferiche. Abbiamo tanto vino buono. Ma venderlo è molto faticoso. E farsi pagare, soprattutto in Italia, è faticosissimo.

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