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Quotidiano Nazionale

Il Belpaese mette un tesoro a tavola. Dal vino all’olio, boom dell’export. Ma è lotta ai falsari del Made in Italy ... È un tesoro sulla tavola degli italiani. Dall’olio al vino, passando per la pasta e l’ortofrutta, i prodotti dell’agroalimentare italiano rappresentano il 15% del Pil nazionale, con un fatturato di 250 miliardi di euro e ben 800mila aziende agricole iscritte alle Camere di Commercio. Un’eccellenza a livello mondiale in continua crescita, con esportazioni che sono aumentate del 10,9% nei primi sei mesi di quest’anno, dopo il record di 38,4 miliardi in export toccato nel 2016. Non è un caso che l’agricoltura sia il settore che in Italia ha fatto segnare il maggior aumento degli occupati lo scorso anno, con un incremento del 4,9% annuale, quasi il triplo di quanto si è registrato nei servizi (+1,8%). Vino, frutta e olio sono i prodotti che ci pongono ai vertici in Europa. E che fanno avvicinare anche i giovani imprenditori: oltre 50mila le aziende condotte da under 35 nel primo trimestre di quest’anno. Una ventata di aria fresca che ha portato un modo nuovo di intendere il mondo dell’agricoltura, con l’avvio di fattorie didattiche e agriasili, centri agribenessere e produzione di energie rinnovabili. Fiore all’occhiello dell’Italia sono le certificazioni alimentari: 4.965 prodotti tradizionali e 291 a marchio Dop e Igp. Specialità che hanno conquistato il mondo, dal Parmigiano reggiano ai cantucci toscani, dal prosciutto di Norcia alla pesca nettarina di Romagna, e ancora la mela della Valtellina, la mozzarella di bufala campana, il pecorino sardo e la porchetta di Ariccia. Per non parlare dei vini: ben 415 quelli Doe e Docg, garantiti lungo tutta la filiera, tra cui il Prosecco è quello più esportato all’estero (con ben 200 milioni di bottiglie ordinate dall’estero), il Lambrusco quello più venduto in Italia (con oltre 13 milioni di litri). Un Made in Italy che va difeso con ogni mezzo dalle contraffazioni: all’estero sono falsi quasi due prodotti italiani su tre. L’agropirateria è un inganno ai consumatori che vale ben 60 miliardi di fatturato. “Il nostro Paese -ricorda il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina - è l’unico ad aver siglato accordi con le grandi pianaforme di e - commerce come Alibaba, Ebay, Google, che rimuovono dai loro siti i prodotti italian sounding (ovvero i falsi, ndr) su nostra segnalazione”. Tra le misure prese dal governo spiccano poi i due decreti firmati dai ministri Martina e Carlo Calenda, che hanno introdotto l’obbligo di indicazione dell’origine del riso e del grano in etichetta, al momento mancante su almeno un prodotto ogni tre. Le aziende dovranno adeguarsi con nuove confezioni entro febbraio 2018. Ma la battaglia per la tracciabilità è ancora lunga. “Ora bisogna estendere questo obbligo ad altre produzioni simbolo del Made in Italy - sprona Roberto Moncalvo, numero uno di Coldiretti -. Un esempio: le importazioni dalla Cina di concentrato di pomodoro sono aumentate del 46% nel 2016 e hanno raggiunto 100 milioni di chili, il 20% della produzione nazionale equivalente”. Ma le emergenze del settore non finiscono qui. Innanzitutto preoccupa il calo dei prezzi all’origine: nel 2016, il valore aggiunto di agricoltura, silvicoltura e pesca ha segnato una diminuzione del 5,4% a prezzi correnti, dovuto in particolare al taglio delle quotazioni alla produzione (-3,4%). Un effetto delle speculazioni e delle distorsioni della filiera nel passaggio dal campo alla tavola, che ha portato alla riduzione di un terzo, negli ultimi 15 anni, delle coltivazioni di mele, pere, pesche, arance, albicocche: in molti casi, è il parere delle associazioni, l’agricoltore non riesce più a coprire i costi di produzione. Gravi conseguenze sui prodotti base della dieta mediterranea ci saranno a causa del clima impazzito: il raccolto di pomodoro avrà una flessione del 12%, mentre il grano duro da pasta si contrarrà del 10%. Perso anche un quarto della produzione di uva e mele (con punte del 60% in Trentino), addirittura la metà di quella del miele e la raccolta delle olive 2017 - 18 si prospetta “una delle peggiori degli ultimi decenni”, lancia l’allarme Coldiretti. L’agroalimentare è anche un settore in continua (e obbligata) trasformazione. La tropicalizzazione del meteo, infatti, sta spingendo gli agricoltori a cambiare metodo di lavoro: bisognerà privilegiare le colture che necessitano meno acqua, raccogliendo la pioggia e ridistribuendola poi nei momenti di grande siccità.

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