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Quotidiano Nazionale

L’oro dell’Emilia è in un bicchiere. “Saremo ancora più forti all’estero” … Il Consorzio di tutela modenese: “Intensificheremo la promozione”... Un’eccellenza che porta il Made in Italy nel mondo. È il Lambrusco, vino che unisce gusto, tradizione e un legame forte col suo territorio: l’Emilia, e in particolare Modena. La produzione di Lambrusco certificato Dop e Igp nel 2016 è stata di 155,7 milioni di bottiglie delle quali 31 milioni riferite ai quattro Doc modenesi “Lambrusco di Sorbara”, “Lambrusco Salamino di Santa Croce”, “Lambrusco Grasparossa di Castelvetro”, “Lambrusco di Modena”. E ancora, 105 milioni di bottiglie dell’Igt Lambrusco Emilia - oltre a Modena, l’altra provincia in cui si produce è Reggio Emilia (in misura ridotta Parma) - delle quali oltre il 60% è destinato ai mercati comunitari ed extraeuropei. “Il nostro vino -premette Ermi Bagni, direttore del Consorzio tutela del Lambrusco di Modena e del Consorzio marchio storico dei Lambruschi modenesi - mette in evidenza il legame con il territorio di origine. Ancor prima di essere il nome di una famiglia di vitigni e di un vino, il Lambrusco identifica proprio un territorio dal quale ha origine”. Nelle due province emiliane ci sono 8.047 ettari di superficie vitata dei quali 6.724 coltivati a Lambrusco. “C’è una tendenza a riconsiderare i vini della tradizione italiana, dopo un periodo di attenzione ai vini internazionali, di elevata gradazione e per lo più barricati”, sostiene Bagni. Che aggiunge. “I nostri prodotti Dop e Igp rappresentano un fattore di modernità, per il basso contenuto alcolico, i profumi e la freschezza derivante dall’essere frizzanti. Le affermazioni internazionali dimostrano capacità, impegno competenza e passione da parte di tutti coloro che lavorano per il successo del Lambrusco”. Tipicità, tradizione, moderne tecniche produttive e precisi riferimenti territoriali sono gli elementi vincenti. “Ma oggi serve anche altro”, dice il direttore del Consorzio. Cosa? “Sono necessari una vetrina e una sostenibilità che solo i Consorzi di tutela e promozione possono salvaguardare e consolidare come richiedono i grandi mercati internazionali e i moderni mezzi di comunicazione commerciale. L’obiettivo è di tutelare l’origine del prodotto e garantire le scelte del consumatore”. Questione nella quale s’innesta il ruolo stesso dei Consorzi che “non si limitano a esprimere la volontà di garantire prodotti di altissima qualità ed il controllo totale della filiera produttiva: è indispensabile arricchire ogni passaggio di nuovi contenuti per entrare in una fase ancora più matura e responsabile in tema di sostenibilità ambientale, sociale ed economica del territorio nel suo insieme”. Per quanto riguarda il Lambrusco, raggiungere l’obiettivo “permetterà di rafforzare l’immagine del territorio di origine del Lambrusco, in modo da dare ulteriori certezze per il consumatore. Attraverso il Consorzio la forza produttiva, qualitativa e quantitativa dei singoli produttori si moltiplica con effetti importanti anche per l’economia di un territorio che di questo vino ha fatto uno dei suoi messaggeri privilegiati”. E allora, bisogna “sempre tenere altissima la qualità del prodotto finale, ma anche lavorare per una sempre migliore sicurezza alimentare seguendo quello che ormai nel settore vinicolo di qualità certificata è un vero e proprio paradigma: bere responsabilmente. La promozione internazionale deve continuare a essere un nostro obiettivo. Su questo lavoreremo”.

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