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Quotidiano Nazionale

L’abbinamento giusto con le castagne … Qualcuno le chiama le ciliegie d’autunno, una tira l’altra. Che siano bollite oppure arrosto, più ne mangi più ne mangeresti. Le castagne hanno sfamato intere popolazioni, unico sostentamento durante carestie e conflitti, e nel Dopoguerra sono state un cibo salvavita. I Greci antichi saranno i primi a promuoverne un proficuo commercio, distinguendo le castagne in varietà, a seconda dell’uso. per farne pane nero di Sparta, *trainate, minestre. Catone e Plinio Il vecchio consigliavano la coltura delle castagne sul fuoco, sotto la cenere, nel latte, Apicio nel tegame con spezie, erbe aromatiche, aceto e miele, mentre Galeno ne esplorava gli aspetti nutrizionali. Thcchera agli ordini monastici durante il Medioevo tenere viva la cultura della castagna, con rimboschimenti e raccolte pianificate, fino a che non comincerà a vedersi nei ricettari nobiliari di .Sette e Ottocento, diventando goloso ripieno di pernici e fagiani, ed elemento di spicco nella pasticceria. Ma quale è il calice giusto da abbinare. Lo abbiamo chiesto a tre esperti del mondo del vino. Pierluigi Gorgoni, degustatore della guida I Vini d’Italia de L’Espresso, e autore dell’Enciclopedia del vino, edita da Baldini, sposa “le caldarroste ai Gewürztraminer corposi alcolici e molto profumati”, e abbina “alle castagne bollite il Recioto Valpolicella”. Laura Franchini, responsabile regionale della Guida Vini buoni d’Italia del Touring: “Il Lambrusco, soprattutto Grasparossa, ci sta a pennello, ottimo quello delle cantine Moretto e Podere Saliceto, insieme alla Bonarda di Bacchini e al Buttafuoco di Riccardi, mentre il Pelaverga di Burlotto e lo Schioppettino, sono l’ideale con le caldarroste”. Antonietta Mazzeo, responsabile regionale dell’Associazione Donne del Vino, predilige la Canina di Romagna, l’Albana, e il Sangiovese giovane, “che con il suo tannino contrasta la dolcezza delle castagne”. Ma ci sono anche l’abruzzese Controguerra Passito Rosso; i marchigiani, Vino di Visciole della cantina Mazzola; e Ametista di Lacrima Nera di Moncaro. L’Umbria esprime il meglio di sé, con il raffinato Pourriture Noble di Decugnano dei Barbi, e grande freschezza dai vini tannici, giovani e frizzanti, come la Bonarda Oltrepò Tenuta il Bosco, il Barbera del Monferrato di Giacomo Bologna, il Raboso di Cecchetto, o ancora il Dolcetto di Dogliani, il Teroldego Rotaliano e l’Aglianico del Vulture. E con il Castagnaccio? L’ottimo Vin Santo, meglio ancora se si tratta del superbo Occhio di Pernice, della Cantina Avignonesi.

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